TOMBA DI LISIA FILOLOGO
Vicino, a destra di chi entra, nella biblioteca
di Bèrito, il dottissimo Lisia abbiamo sepolto.
Filologo, egli giace fra cose di cui reca,
forse, memoria anche laggiù – lezioni, testi, un cumulo
di secoli, e glosse elleniche in ampi tomi. Molto
questo luogo s’addice a un uomo tanto colto.
E noi, volgendo ai libri, scorgeremo il suo tumulto
e renderemo onore a lui che ci fu tolto.
I SAPIENTI CIO’ CHE S’AVVICINA
Gli uomini sanno le cose presenti.
Gli dei conoscono quelle future,
assoluti padroni d’ogni luce.
Ma, del futuro, avvertono i sapienti
ciò che s’appressa. Tra le gravi cure
degli studi, l’udito ecco si turba
d’un tratto. A loro giungono le oscure
voci dei fatti che il domani adduce.
Le ascoltano devoti. Fuori, per via, la turba
non sente nulla, con le orecchie dure.
ITACA
Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Poseidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto e squisita
è l’emozione che ci tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi
né Poseidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.
Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d’estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d’ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Recati in molte città dell’Egitto,
a imparare dai sapienti.
Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna a quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
E se la ritrovi povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’Itaca.
Costantino Kavafis
traduzione di Filippo Maria Pontani
Condivido il modo scelto da questo spazio per riferirsi alla situazione greca: ricordare il debito di filiazione che noi Italiani abbiamo nei confronti di una così alta e plurimillenaria civiltà; Kavafis incarna bene lo spirito greco capace di superare i limiti temporali e le tragedie della storia.
Vorrei avere anch’io una mia Itaca,
una meta sicura nel mio vivere,
nel mio vagare senza rotta certa
alla deriva verso oscuro abisso.
*
Giorgina Busca Gernetti, dal libro “Echi e sussurri” (2015), poesia “Itaca”