Guercino, Giuseppe e la moglie di Putifarre, 1649
LANGUIDI RAGGI, E SCOLORITI FIORI
Languidi raggi, e scoloriti fiori
Entro ‘l bel volto tuo scorgo, Nicea,
E pur quivi il mio sen come solea
S’arricchisce di gioie, e di dolori.
Sfavilla ancor per entro a tuoi pallori
Quel non so che, quel che mi strugge, e bea:
Più vago un tempo il tuo bel ciglio ardea,
Ma non vibrava già più gravi ardori.
Sempre per me tu sarai bella, ed io
Sempre amante per te; non è mortale,
Non ha mortale oggetto il mio desio,
Indarno il tempo s’arma, indarno assale
La tua beltà co’ gli anni, e ‘l foco mio,
Che non soggiace a lui cosa immortale.
Ciro di Pers
ACQUA MADRE
l’inverno svena i polsi
e tiri in secco il cuore
a me, che ho scalmi colmi
d’onda _ ché ancora resta
amore, questo aspergermi
lasciarmi tracimare
oltre l’immenso enclave
dei marosi, nel guscio
che mi snatura in frutto
deiscente , in semina
di specchi d’acqua vergine,
il ventre offerto al sole
ché ancora resta mare
quest’acqua asciutta e amara
_ acqua madre, di sale
Patrizia Sardisco
AMORE IMMAGINARIO
Sono un artista o, forse, un imbroglione.
Ho inventato le parole che ti ho detto:
ero in dovere, per farmi capire,
di usare espressioni conosciute;
e invece, nella notte, sono entrato
nell’officina dei pensieri capricciosi
ed ho incollato assieme i pezzi di
ricordi, ideali e sogni strani;
poi ho inventato modi e atteggiamenti
soltanto per sconfiggere paure,
per riuscire a sostenere gli sguardi
e parlare con la voce un po’ più ferma;
ho inventato sensazioni, ho alzato il
volume della musica che ascolto
(e questo, ecco un’altra confessione,
per coprire il suono dei singhiozzi).
E adesso, recidivo imperdonabile,
ti inseguo con discorsi, stravaganze,
invento dentro riti scaramantici per
proteggerti da questi giorni grigi.
Se poi ho inventato pure te,
allora posso essere contento:
sei tu che devi dirmi come ho fatto,
non sapevo di essere un artista.
Leonardo Asso
MANCANZE
Mi manca un profumo, sapevi di caramello
mi mancano le tue mani percorso accecato
sulla mia pelle , incerte e tese, culla al mio viso
mi mancano le tue mani , l’ansa certa
del tuo inguine nido al mio – i giochi
i sussurri e i brevi gridi quando la carne perdeva
le ossa e diventava il tappeto di noi uni
l’amore che sapeva di stelle e di caramello
la carne che non perde più le ossa
i giochi che non divertono se tu manchi
se guardi solo da lontano.
La petite mort s’en va e dice addio.
Narda Fattori
SPECCHIETTO RETROVISORE
Come sempre un dettaglio da poco
ha saputo definire, come ora
un tratteggio occasionale, involontario
per la tua presenza, linee scolpite:
la composizione negli specchietti retrovisori.
Si ripete nei giorni
ti seguo, mi aspetti, l’indicatore di direzione
come un codice e gli specchietti
sono il punto di fuga dove si trattiene
l’avanzo, l’ultimo ricciolo del bene toccato.
Ancora un bivio, hai scelto
ho scelto; la frattura muove le ossa.
Dal finestrino la mano accenna soltanto
come un perdono o le scuse.
Da ora
unica compagna la memoria
e qualche odore.
Marco Bellini
IL CIELO DI MARINELLA
Il cielo di Marinella sa di fumo e cucina pugliese.
Lungo i Fianchi delle sue Imbarcazioni, Tra braccia e orizzonte
si sta come in un interno d’epoca incerta
Tra Dieci e cent’anni.
Nessuna sa fingersi vestita Come Lei,
se le tocchi la pelle di stoffa socchiude Gli occhi,
se le Parli nell’orecchio mastica ridendo Una gomma
e se l’annusi, oh se l’annusi Allora è biancheria
da levare.
Io non so l’amore che Faccia Abbia, se è Una sfera
Uguale in ogni dove, oppure il respiro di Tutti su questa terra
ma immagino Abbia capelli lunghi e neri
Che ondeggiano
e Stelle rosso puntate sul corpetto della blusa.
Ancora oggi, quando Taccio in ascensore e salgo, e m’aggiusto
allo specchio per diventar Quel che sembro, Un vaso
o un copriletto di Rinascente, ecco Che mi riprende il mare
e mi raddrizza.
Marinella compie Cento rose di sguardi, tanti auguri
velate strade e condomini! Auguri a lei, ma lo sa Che stanotte
han ricamato il bordo di Marinella, proprio là dove s’arrotonda
lo slip?
Dicono Che sia più bella di quando si Sposò.
Certo, sarà La modernità d’un filo d’olio per massaggi
e il brivido su Quelle Poppe Che mette salute e allegria.
Però a mezzanotte l’Aspetto, non dovrebbe tardare.
Lascio accesa La luce.
Lucio Mayoor Tosi
Ma che posticino delizioso!
Parlare d’amore in questo modo: andare alla ricerca della parola “più” giusta per raccontare di un sentimento straripante verso qualcuno che non ci appartiene più (così mi è sembrato di capire, con quel enclave!). Poi, a dirla tutta ho amato proprio il suono di alcune parole: scalmi, aspergermi, tracimare, enclave stesso, deiscente …
Che piacere ascoltare certi lemmi, anche così. semplicemente!
L.I.
Il commento di cui sopra è un contributo alla poesia di Patrizia Sardisco: Acqua Madre.
L.I.