Paul Celan e Ingeborg Bachmann si conobbero a Vienna nel 1947. Lei ventenne, studentessa in filosofia, figlia di un nazista, lui ventiseienne ebreo rumeno scampato ai campi di sterminio, di passaggio a Vienna, diretto a Parigi. Tra i due nacque un amore impossibile da vivere ma che li terrà legati l’uno all’altra fino al suicidio di lui nelle acque della Senna, il 20 aprile 1970, tragico epilogo di una esistenza afflitta dalla schizofrenia. A Parigi, Paul aveva sposato la pittrice Gisèle de Lestrange, Ingeborg, a Vienna, ebbe una relazione sentimentale con lo scrittore Max Frisch, ma il legame fra i due restò costante e simbiotico per tutta la vita, al punto che, alla morte di lui, la Bachmann ebbe un crollo psichico che la portò alla dipendenza da alcol e droghe e a diversi ricoveri in clinica. Gli sopravvivrà solo tre anni, morendo a seguito di un incendio nel suo appartamento romano, il 17 ottobre 1973.
La poesia “Corona” è tratta dal primo libro di Paul Celan, “Papavero e memoria”. Il titolo è una citazione di un verso in “Corona”, che allude al rapporto con Ingeborg Bachmann : “Noi ci amiamo come papavero e memoria”, come l’oppio estratto dal papavero che ci libera dalla realtà del tempo. La poesia, posta nel libro fra due di tenore fortemente negativo come una sorta di compensazione, si apre ad una visione fiduciosa e positiva del tempo attraverso una riconciliazione simbolica con l’autunno: stagione che generalmente è fortemente negativa nel cifrario poetico di Celan, in quanto legata alla morte dei suoi genitori ( nell’autunno del 1942 il giovane poeta aveva ricevuto l’ultima lettera di sua madre dal campo di concentramento di Mikhaylovka, che gli dava, al contempo, la notizia della morte di entrambi i genitori).Qui l’autunno si manifesta nella personificazione di un animale mansueto che mangia dalla sua mano una foglia che è anche foglio sul quale il poeta può scrivere per non dimenticare, per ritrovare il tempo e lo spazio perduti. Questa liberazione del e dal tempo può avere luogo solo nella riconciliazione dell’io lirico con l’autunno, perché per poter “sgusciare” il tempo dalle noci, bisogna che queste prima siano maturate in questa stagione.
In questo tempo surreale i due amanti si ritrovano, sono abbracciati alla finestra sotto gli occhi di tutti. Finalmente è il loro tempo.
La risposta di Ingeborg sarà la visione disperata e disperante de “Il tempo dilazionato”, che darà il titolo all’intera raccolta del 1953. L’immagine della donna amata si scioglie nella sabbia. L’amata, i cani, il pesce, persino la luce, andranno perduti, bisogna lasciarli andare. Resterà solo il buio opprimente dell’inesistenza.
In questa atmosfera cupa risuona ossessivo il verso : “S’avanzano giorni più duri”, presagio di un tempo nero e freddo che durerà a lungo.
Mi piace pensare, in questo autunno, che questi due grandi poeti amanti abbiano trovato, alla fine, il loro spazio e il loro tempo.
Corona
Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde,
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.
Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.
Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten;
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.
Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.
Es ist Zeit.
da: Mohn und Gedächtnis, 1952
Corona
L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.
Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.
Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.
Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.
Da: Papavero e memoria
( traduzione di Giuseppe Bevilacqua)
Die gestundete Zeit
di Ingeborg Bachmann
Es kommen härtere Tage.
Die auf Widerruf gestundete Zeit
wird sichtbar am Horizont.
Bald musst du den Schuh schnüren
und die Hunde zurückjagen in die Marschhöfe.
Denn die Eingeweide der Fische
sind kalt geworden im Wind.
Ärmlich brennt das Licht der Lupinen.
Dein Blick spurt im Nebel:
die auf Widerruf gestundete Zeit
wird sichtbar am Horizont.
Drüben versinkt dir die Geliebte im Sand,
er steigt um ihr wehendes Haar,
er fällt ihr ins Wort,
er befiehlt ihr zu schweigen,
er findet sie sterblich
und willig dem Abschied
nach jeder Umarmung.
Sieh dich nicht um.
Schnür deinen Schuh.
Jag die Hunde zurück.
Wirf die Fische ins Meer.
Lösch die Lupinen!
Es kommen härtere Tage.
Da: Die gestundete Zeit, 1953
Il tempo dilazionato
S’avanzano giorni più duri.
Il tempo dilazionato e revocabile
già appare all’orizzonte.
Presto dovrai riallacciare le scarpe
e ricacciare i cani ai cascinali:
le viscere dei pesci nel vento
si sono fatte fredde.
Brucia a stento la luce dei lupini.
Lo sguardo tuo la nebbia esplora:
il tempo dilazionato e revocabile
già appare all’orizzonte.
Laggiù l’amata ti sprofonda nella sabbia,
che le sale ai capelli tesi al vento,
le tronca la parola,
le comanda di tacere,
la trova mortale,
e proclive all’addio
dopo ogni amplesso.
Non ti guardare intorno.
Allacciati le scarpe.
Rimanda indietro i cani.
Getta in mare i pesci.
Spegni i lupini!
S’avanzano giorni più duri.
Da: Poesie
(traduzione di Maria Teresa Mandalari)
Un ottimo articolo sull’impossibilità di un’esistenza o di un amore “normale” quando gli attori sono personalità “oltre” questo insipido concetto. Complimenti all’autrice per la scelta di un argomento che, se gestito male, avrebbe avuto invece un saporaccio di gossip.
tempo e spazio troviamo anche noi qui, tra le righe un po’ convulse dei due ben presentate, grazie dell’esperienza
grazie per aver incontrato questi due grandissimi,insieme.
L’ha ribloggato su "LA GROTTA DELLE VIOLE" di Giorgina Busca Gernetti.