Stese panni biancoazzurri
al filo delle rondini nere
di ritorno
e rimase immobile
scarmigliata dal vento
i capelli e i vestiti graffiati
da carezze senza cura
chissà perché in quella casa
dai tetti rossi
il tempo presente
era sempre altrove
(da La ragazza con la valigia, 2008)
*
Te ne andavi in punta di piedi
accompagnata (solo) da tua madre
e una campana a lutto
il fazzoletto già nero
e il rosario annodato alle dita
e di tutto questo non restava
né volto, né nome in paese
ma solo una storia taciuta
(da La ragazza con la valigia,2008)
*
Ho parole calde e levigate
come strade d’asfalto stanotte
e un rivolo di sangue rappreso
in un vaso di paglia e terracotta
in cui custodire semi di speranza
e di certezze
per non morire ancora
senza corpo
(da Storie minime, 2009)
Maria Pina Ciancio di origine lucana è nata a Winterthur (CH) nel 1965. Trascorre la sua infanzia tra la Svizzera e il Sud dell’Italia, dove attualmente vive coniugando la passione per l’insegnamento a quella per la poesia e la scrittura. Viaggia fin da quand’era giovanissima alla scoperta dei luoghi interiori e dell’appartenenza, quelli solitamente trascurati dai flussi turistici di massa, in un percorso di riappropriazione della propria identità e delle proprie radici. Ha pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla saggistica. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo Il gatto e la falena (Premio Parola di Donna, 2003), La ragazza con la valigia (Ed. LietoColle, 2008), Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro, Fara Editore, 2009 (Premio Tremestieri Etneo 2009). Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in cataloghi, antologie e riviste di settore, tra i più recenti Orchestra (a cura di Guido Oldani) Ed. LietoColle, settembre 2010. È presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt e su internet cura uno spazio laboratoriale sul romanzo e la poesia in Basilicata http://lucaniart.wordpress.com/.
Le parole e la memoria sembrano rispondere a nomi distanti e costruiscono un racconto in poesia che va dalla perdita a un ritrovamento che raccoglie echi di vissuto spesso crudele dove arde l’esperienza del patire per compiere un passo, accettando di attraversare un paese sempre e comunque straniero, il proprio cuore che si nutre di incontri famigliari, persone, diapason spesso aspro di un’ interrogazione inevitabile e impossibile.
Maria Pina è figlia della terra mora del Sud, dei visi scuri e illuminanti del Sud. E’ figlia dei fiumi che trillano la nostra terra: il Basento, l’Agri, il Cavone, il Sinni, coi loro ciottoli color prato. Fiumi dal corso breve, dall’acqua limpida e nuda ed echeggiante, come nitida ed essenziale e risonante è la sua poesia.
versi cristallini, di grande forza.
Un caro saluto – Abele
Quale di queste storie minime e non sarebbe sopravvissuta se non nelle bellissime poesie della Ciancio? E’ una poesia essenziale, scarna il giusto, ma che sa addolcire i propri spigoli, e di gradevolissima lettura
A me pare che questi tre testi si connotino prevalentemente come poesia dell’assenza e della sottrazione, reale ( “il tempo presente/era sempre altrove”, “e di tutto questo non restava/né volto, né nome in paese/ma solo una storia taciuta”) o temuta ( “per non morire ancora/senza corpo”). Parca, intensa, vissuta in profondità. Riscattata però alla luce da tenace memoria.
Pasquale Balestriere
“il tempo presente/era sempre altrove”. Le due liriche da “La ragazza con la valigia”, con efficace brevità, raffigurano un ambiente estraneo al personaggio, lontano nel tempo e nell’affetto. Sono pregevoli le scelte lessicali, alcune in nessi ossimorici, capaci di esprimere una sofferenza profonda, forse un grave lutto o “una storia taciuta”.
“Ho parole calde e levigate” scrive Maria Pina Ciancio nell’ultima lirica di questa pregevole proposta. Anche qui sofferenza contenuta ed efficaci, direi anzi mirabili immagini ed espressioni: “per non morire ancora / senza corpo”.
Giorgina Busca Gernetti
grazie per le vostre parole e per i vostri spunti di riflessione…
Un batticuore abilmente gestito è forse la presenza più vistosa in questi versi . Tra parola ed immagini c’è un battito – subito distinguibile – che ci trae a sè : il fascino imponderabile / ponderabile della poesia e del suo antico fuoco di stella …
leopoldo attolico –