LA NOTTE ERA UN LUNGHISSIMO MARE
Accadeva dopo cena
appena dopo le ventuno
al rintocco dell’ultimo sprazzo.
Ci si chiamava per nomi stentorei
Fidia, Asclepiade.
Il tatto arroventato sui fianchi
le labbra perfette all’umido corallo.
Seguivamo vestiboli
che aprivano a bifore più aggraziate.
Soffocati in un nembo i sospiri
sceglievamo Kavafis da leggere al buio.
La notte era un lunghissimo mare.
NESSUNO AL MONDO E’ RONDINE
Poggia il sesso sul rizoma delle felci
e muori eiaculando sulla linfa
affinchè tu rinasca nelle acque dell’oceano.
E parla d’amore, dei sogni revocabili
dello spazio nelle stanze perpendicolari.
Non chiedere la primula al primo passante
a chi transita granitico sulla festa della vita.
Nessuno al mondo è rondine
ma strascico del proprio cammino.
Sii il silenzio dell’essere definito
nascosto per essere visto
da un occhio e da un tormento profumato.
EPIGRAFE
Ero neve un tempo.
Amavo adagiarmi
su laghi e roseti.
Andavo oltre i miei confini.
Fui tacciato
per vilipendio alle rose.
L’UOMO DELLE FORMICHE
Sento ancora la voce
e vedo ancora il suo flaccido cappello
schiumeggiante di luce.
C’era un mistico silenzio
e meraviglia d’amore
quando l’uomo che vendeva chimere
rimasto solo
parlava alle formiche.
D’AUTUNNO
E’ dolce fissare d’autunno
seduti su una gelida panchina
vestiti di un tenero sogno
un sole placidamente fugace.
FRA POCO
Fra poco per amica avrò la neve.
Le pene m’invecchieranno di almeno un anno.
Fra poco spunterà il bucaneve
e il caldo buono del tuo guanto lo coglierà.
PREFERISCO DI GRAN LUNGA
Preferisco di gran lunga
gli spazi ristretti
e i tracciati sbriciolati
alle caviglie leggiadre
o alle insigni serpi.
Il mio letto è di felci
e mi addormento con decadenze di luci.
E si appoggia il forestiero
e la sua fibra migliore
e il ragno che tesse il suo ingegno.
Chi è assetato di grandezza
infiammi l’universo.
SPINE AL VENTO
Quello che c’era da vedere
l’ho visto.
Lascio fumi, muri e silenzi.
Lascio spine al vento.
Appendo l’ultimo quadro
e sfuggo il tempo.
HANNO CASSATO
Hanno cassato
ogni minimo segnale.
Non v’è più un cartello
una direzione.
Hanno chiuso tutte le porte.
Hanno lasciato sotto le tettoie
odore di rondini morte.
CHI ATTENTA ALLA MIA DATA
Chi attenta alla mia data
vuole solo la mia morte.
Ma non sarà un uomo nè una curva
ma un verso o un’onda a dileguarmi.
Esisto come cane sdentato dallo spazio
sull’avaro silenzio di una zattera.
L’estrosità di questo mare nulla risana.
E’ apparenza di freschezza per chi vive spuntato
in solitudine.
IL CALICE
Stanotte mi va
di cantare l’inferno
stringere con mano
il nervo dei miei denti.
Ho voglia stanotte di vigne
dare dita ed unghie all’oblio.
Il calice stanotte è superbo
elude paure e ragioni.
Lettere come sabbia
hanno il colore della neve.
Lettere mai spedite
di pensieri lavati dalla pioggia.
E il calice canta
eccita in pieno la vampa
di una piccola brace
che poco offre estro all’inferno.
SAPERE CHE PIU’ IN LA’ IL SILENZIO
Respiri di ceri
a novembre.
Incendi
oltre la moltitudine dei morti.
Ripiegarmi
su una foglia regina.
Sapere che più in là il silenzio
è prepotente
mortifica l’impossibile.
Incantarmi
per essere in esilio
in un nido di anime
lungo il perimetro di un punto.
Luciano Nota
Bellissime poesie, toccanti e significative. Comunicano un respiro di profonda e immensa umanità. Mi hanno colpito tutte, ma in particolare “La notte era un lunghissimo mare” e “Preferisco di gran lunga”. Complimenti a Luciano Nota!
“Incantarmi/per essere in esilio/in un nido di anime/lungo il perimetro di un punto.” Un manifesto, non a caso novembrino, incantarsi/incartarsi per allontanare la morte. Gran bel dono, Luciano.
che meraviglia…….. odore di vera poesia! il mio cuore si profuma di essenze, di luci ed ombre, di palpiti infiniti! grande grande grande….
belle.
E’ qui che a me piace. Qualcosa che sembra metafora ma non lo è:
Stanotte mi va
di cantare l’inferno
stringere con mano
il nervo dei miei denti.
La grandezza della poesia di Luciano Nota sta nel totale, assoluto abbandono di ogni artificio letterario: qui tutto è splendidamente e terribilmente oggettivo e reale. E ciò può accadere perché l’acutissima sensibilità del poeta è capace di annullare ogni differenza e ogni distanza tra sé e ogni altro accadimento o cosa del mondo. Per questo è del tutto realistico che “Il calice stanotte è superbo /elude paure e ragioni. / Lettere come sabbia / hanno il colore della neve”….