Nello Vegezzi, a cura di Roberto Taioli

trasferimentoNello Vegezzi (1929-1993), poeta ed artista piacentino, (si è applicato anche con successo nel campo della cosiddetta arte povera,) è stato sostanzialmente un lirico, anche se ha tentato talora in poesia la via dell’impegno politico e della denuncia sociale. L’occasione editorialmente più importante della sua vita (è morto precocemente in seguito ad un incidente stradale), credo si debba far risalire all’incontro con Vanni Scheiwiller che pubblicò nel 1992 nella prestigiosa collana All’insegna del pesce d’oro, la raccolta di poesie Le radici dell’esserci. La poesia di Nello Vegezzi è fortemente connotata da un richiamo verso la terra e la natura, sentita e percepita come madre e nutrice di tutte le cose. L’eros di Vegezzi è soprattutto desiderio, richiamo, estasi. Il poeta vive l’incanto dell’abbandono alle forze e alle figure primigenie entro le quali ritrovarsi. C’è in Vegezzi uno spazio e un sentire anti-predicativo nel quale il poeta “nuota” e vive come il pesce nell’acqua, nell’affinità dell’elemento, nella familiarità della natura. Possiamo mai staccarci da questa radice? Possiamo dimenticarla, cancellarla, non volerla riconoscere, ma essa permane in noi fungente, assopita, insopprimibile La physis di Vegezzi è connaturalità, non dell’empirismo che lascia gli oggetti allineati nella loro solitudine e neanche quella di un animismo ancestrale, ma semmai di una fenomenologia della natura che assume il mondo e la natura non un come dato da subire e accettare, ma da costituire in noi nella donazione di senso. Gli esiti migliori della poesia di Vegezzi ci sembrano quelli in cui il poeta lascia vivere in sè questa modalità del sentire, con sfumature e nuances non lontane dalla sensibilità dei lirici greci.

Roberto Taioli

L’albero

quando
verrò
a te
mia vecchia
quercia
antica
sarà muto
il vento
nell’aria vuota
senza ritorno
quando
verrò
a te
mia vecchia
quercia
antica
verrà verrà verrà
la morte
amica…

Terra

piove
sulla terra
rossodistesa
lieve la pioggia
cade
penetra
nel suo
caldo ventre
la prepara al seme…
tornerà il sole
a riscaldare
la terra
rossodiestesa
in attesa
del seme
che penetra
la calda coltre
giù giù giù
come nel buio caldo
ventre
della madre
buona…

Primavera

Il miele salato
che mi dai
mi riporta al mare
al suono della risacca
sulla battigia…
il tuo ventre è il mare
e tu mi ricolmi la bocca
dii spuma e di miele e di sale…

Donna

come buon pane
vorrei
vederti lievitare
ma tu
ma tu
ma tu
hai freddo il ventre
e “muto”
è
il tuo amore…

Il Po a marzo

ancor
scure
robinie
crescon
basse
coriacee
sul duro
declivio
del grande
argine…
Il Po
chiaro di neve
scivola giù
al mare
lento
mite
muto…

Lascia un commento

Lascia un commento