Le parole assumono sembianze di donna nella poesia di Federico Preziosi, elevando un linguaggio che racchiude insieme beatitudine e maledizione. La Variazione Madre rappresenta una profonda necessità di esprimere nel logos un punto di incontro tra i sessi in perenne lotta, una immedesimazione che ricerca i punti di frattura nel canto della gioia e del dolore di un poeta dallo sguardo di femmina.
CANTI
Sono nata dall’incesto di una Madre
da un sangue rappreso in due palmi di mani
cosparso sul ventre in un mattino
in novembre, sul tramonto dell’autunno.
Raggelato sotto ai tocchi, gli irti rami,
penetrava lei in miti sciami, ed io
non sapevo nulla di un suono, di un mantice trachea:
godevo di un vagito doloroso quando
mi piantò le sue radici in corpo.
Divenni Figlio, Amore e infine Donna
la sua cute prominente, un odoroso incenso,
il giorno in cui recise labbra nell’iniziazione
mi ha rubato il bacio con occhi in lacrime.
Sul sesso piovve del mascara, un inchiostro
di lettere e diari, come se l’autunno
fosse primavera senza polline, mentre io
del miele mi cosparsi il volto.
La notte pregavo le falene di mangiarmi
portandomi da Dio senza condanna.
Dinanzi a lui, non volevo fossi io.
*
Mi innamoravo sempre di melodie per paralitici
quando a stento il vuoto colmava un bisogno.
Lieve veniva volare per il campo e il fior di papavero
sbottonando voglie che giuro di non comprendere ancora
e sentivo atavico il desiderio nel ricongiungermi al tutto:
sarà per questo che ho amato resistere,
resistere ai luoghi di cui restavi orfano
i luoghi in cui sarei stata compagna e madre
in cui lo spirito di un tempo resta sempre invaghito
al tuo cospetto, così perso che ancora invoca il mio nome.
*
C’è della gioia nel dolore dell’insieme
nell’eludere le vampe statiche o onniscienti,
un convivio inalberato d’una resa
come lastrico di zolle in cartapesta.
C’è una foga nello struggersi in parole,
le parole d’istantanee ribellioni, le parole irrorano
i punti del non approdo, come i rivissuti invocano vissuti.
C’è del profondo self-amore nello scavo
in questo rancido scucirsi dal petto le ferite, nello scrivere
urlando a bassa voce come un attimo animale sta all’anima
in un appiglio, che è senso d’abbandono il lieve ritrovarsi.
C’è nella cicatrice l’onore del disarmo, una propria vulnerabile capienza,
uno spartiacque rinnegato e poi abbracciato nella fulgida sutura
che dannazione imbeve come panno che trattiene
le lacrime agli occhi
il sangue nelle vene.
Federico Preziosi
Federico Preziosi nasce ad Atripalda nel 1984. Laureato in Musicologia a Roma, insegna Lingua e cultura italiana a Budapest, dove vive. Si avvicina alla poesia grazie al poeta Armando Saveriano e nel 2017 pubblica Il Beat sull’inchiostro, poetry slam ideata su intrecci di rime e assonanze a ritmo di rap.