“Dal ritorno al viaggio senza mediazione”, “Bando 5” di Riccardo Mazzamuto, Eretica Edizioni, nota di Mariella Bettarini

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In questo “Dal ritorno al viaggio senza mediazione” in questo dopo-morte solenne, visionario, iniziatico, Riccardo Mazzamuto ci consegna – in una scrittura dal profondo – le pagine arcano\ arcaiche d’una sua visione: visione di sé, visione del mondo, visione di sé nel mondo, anzi di sé in un dopo mondo nel quale, tuttavia vigono (e vivono) ancora le leggi di quest’ultimo. Il mondo cui si riferisce l’autore (da un suo al di là, da un suo onirico “oltre”) è un mondo ri-creato, re-inventato, immaginato, sognato più che reale, un mondo di secondo grado: il mondo della parola , del linguaggio, dell’espressione scritta: il mondo della letteratura coi suoi scrittori (guide, maestri, compagni di strada che dir si voglia), i quali sono dunque le guide, i maestri, i compagni di strada di Mazzamuto, che con questo lavoro confessa se stesso sino in fondo, sin nel profondo, dal profondo, dei propri gusti (e disgusti), dei propri (scritti, letti, letterari) amori della propria multipla “iniziazione” al vivere come allo scrivere: al vivere in quanto scrivere, e allo scrivere, in quanto dopo-vita, in quanto morte (morte, ossia superamento, ulteriorità rispetto a questa troppo, troppo cruda, reale unica vita). Di “bando” in “bando”, di balza in balza, da D’Annunzio alla Pozzi, da Foscolo a Leopardi, da Gozzano a Campana a Baudelaire a Pavese e via via, i propri autoriamori sono menzionati in un vortice, in un mulinellare che si conclude con un risveglio (l’aldilà? l’oltretomba?) tra “ lastre di fantasia”, nel ripudio della società terrena, poiché lo scrivere , la scrittura, gli scrittori (guide, maestri, compagni di strada) solo contano, solo sono vivi davvero (par dirci l’autore): vivi dopo la morte, che in questa vita non possono esserlo, non essendo qua data  ~10~ alla scrittura facoltà d’esistere, di resistere, né al sogno di sognare, né allo scrittore di scrivere scriversi. Così – in tale desolata, ma anche luminescente maniera – ho inteso questo testo: palese quanto misterico, pànico quanto funebre, dantesco quanto ossianico, scritto d’una scrittura densa e talvolta ironica con un forte intreccio di tradizione e ricerca di passato e presente. Un poeta e uno scritto che affascinano con le proprie luci e ombre. Ed ombra e luce ne sono le lugubri allegorie, le luminose risorse.

Mariella Bettarini

 

Bando 5

1

Libero da granuli,
non rifiuti, plastica
lattine coca cola
scorie radioattive…
Sotterrate per mezza
Italia, non gente
comune cittadini
della porta accanto
che gettano librerie
vetuste al cassonetto.
Fogne a cielo aperto…
Di rigetto piombo
a poca lontananza
dal rigetto ceduto.
Da dossi accerchiato
di arena-blu dove
sbiadito tutto attorno
inerte ho veduta.
Il coperto del Gorgo
foderato con nebbia,
terreno che svanisce
spunta lucente come
bagliore. Sollevo
occhi da terra… orlo
e rapida ravviso
l’eminente germoglio
di grosse estensioni
stendersi sul terreno.
Singolare la sabbia
che dall’alto stramazza
non si immagazzina
si inabissa strutta
come se il basso fosse
acqua senza accrescere
in altezza altura.
Non mi oppongo selvaggio
né devasto mangio…
Fanculo il progresso
avvantaggia industria
Fanculo percentuale
ridotta dei morti…
Scruto con cautela,
con cautela scruto
l’evento. Il tallone
porto al centro dove
l’inizio sotto muore.
Sotto il flusso e una parte
di volto sul gettito
con vigore domina
senza possibilità
di fuga cerco, cerco
fuga diretta scappo
dal vortice invano.
Strascico copie calchi
sullo strato piano
e da una spessezza
esteriore renosa
conseguo scalfito
l’annuncio d’un fossile:
“Dovuta e voluta
estasi spirituale”.
Non appare chiaro…
stesso tempo secondi
che ammonticchiano
minuti come anni
sul destino, saggezza
impone percezione.
Zampillo del gettito
sul terreno contrario
senza spreco mi stacca
dalla traccia. Assuefatto
apprendo il permutare
dell’atto, la sabbia
calcata non dedica
idea di ritrarsi.
Come al confine fine
della sorgente. Appresso
all’ammucchiamento.
Alle spalle affianco
cumulo d’anziana
spessezza… Preordinata
arrampicata, infante
impegnato smarrisco
marcia con gradini.
Scale senza avvertire
conclusione a confine
Fondo d’un pavimento
romboidale. Destino…
Per destino il poggio
innalza fanghiglia
due imponenti cinte
a muraglia lesa.

2

Rimbombi fulminei
lampi folti e colmi
alternano piccole
fosforescenze tinte.
Guarnite stelle argento
creano labirinto.
Vie carreggiate
senza logica corte
anteriore loculi
di sei più sei piani.
Di mattoni e mattoni
distruggi fantasia
e stima di vivere…
Mattoni su ferrovie
non palafitte in legno
ma cemento armato
su argini e torrenti.
Dal celeste al verde
blu, per modificarsi
in singolare tono.
La visione restante
sparisce sommergendo
per gradi il dissolversi
del vecchio col nuovo.
Causa autorevole
di apparizione folta
folta vegetazione
da ostruire cammina.
La nuova veduta…
Posa adesso si mostra
singolare: densità
di fusti prominenti
con ramificazioni
sottili da nocchio.
A nocchio e senza
avvistare identiche
cause. Solo… solo
due archi sterili
legati alle giunture.
Non ferro e cemento
ferro cemento ferro.
Foglie precipitano
e svolazzano attimi
e frescura. Dietro,
biforcuto voltone
in successione, steli,
corpi si avviano
a salire creati
cumuli e accumulati.
Stessa dimensione
enormi sterminati
si impilano l’uno
sovrappongono l’altro
contro innalzandosi
formano elevazione.
Omogenei deserti
rimpiazzano opposti
di aria-acqua
in frantumi. Luogo
cucciolo, inferiore
del primario segmento
con pianura diffusa
di verde erba verde
non di sabbia sabbia.

3

Vacuo sbandamento
occhi d’impressione
e folti riattivo
sguardo alterato
sul panorama: suolo.
Si esibiva asciutto
risanato deserto
solo… solo introduce
in suddivisioni
ceppi mummificati.
Talloni triturano
tritano secco il suolo
che evidenzia pozza
d’età poltigliosa,
senza infiammarsi
di nuovo: stravaganza…
Quando fenditure
principiano di istante
a sgranarsi in istante
e come ragnatela.
Arretro per impulso
esito da campagna
intrighi esistenti
scheggiano pezzetti…
zolle divenute area
instabile malferma.
Per inquinamento
atmosferico idrico
fotochimico, urbano
acustico termico
luminoso del suolo
biologico azotale
agricolo naturale
industriale genetico
domestico elettrosmog
e architettonico…
Solo i morti salme
reagirebbero giusti
al corso naturale.
Digeriti dall’acqua
dal suolo dal cielo
e carcasse invece
utili… preziose…
rifiuti d’oro puro
cimiteri da business.
Per leggende fiabe
per le sopravvivenze
certe dei vertici…

4

Largisce esistenza
figura eccellente
stritolata sdrucciola
su pareti rocciose
concave in vertice.
La fanghiglia a breve
si offrirà ai pollici
bollenti per mutare
in reale ghiacciato…
Annuncio della quarta
variazione d’ambiente.
Abbaglianti vulcani:
scogli tersi in vetta
non autorizzano
scalata bianche rocce
snidano fanciulle
e fossili sepolti.
Sulla fitta spiaggia
attendano autonomia.
Il culmine diffonde
fumi e fiochi vapori:
dentro poltiglia e melma
al traforo di fango
abbassa e accresce.
Fango prosegue fango
operoso seguita
si arrampica sull’orlo
dello straripamento:
evado allibito
lontano più lontano…
Dal vulcano avvia
l’intestino eruzione
castano-giallastra.
Lo strato ghiacciato
suscita dissimili
gradazioni fango
si rassoda a porzione
di sasso. Raggiunge.
Raggiunge innalza
innalza limo innalza
Tangenti e grattacieli
raggiunge macigni
carcere a San Vittore
ma usciti più forti
e atmosfera sassosa.
Zampillo dopo scolo
a me niente arriva
mutamento finale
mi incoraggia fino
a sparire e avanzare
andare e denunciare.
Alle umili vampate
di superbia superbo
aspetto umile via
via per traghettare.
Continua l’altra foce
da ore a masticare
nervosa con rigore.
Tuona acqua cade
servizio di acquedotto
non gratis quota fissa
servizio fognatura
servizio disinfezione
perequazione.
Si smembra in lacrime
celesti in gocciole
appropriandosi tutto.
Reali onde furiose
si avventano presenti
si spezzano poi briose.
Muovo mi muovo
con la superficie
costretto e vergine:
Un ampio cavallone
mi urta accovaccio
mani bagnate affianco
alla testa le mani
sbatacchiano i fianchi.
I fianchi la testa…
La furia furiosa
trascina e trascina
anche me e trascina
dove… non so dove.
Con onde salgo, scendo
insieme volteggio
massi onde frantumi.
Onde città sommerse
da idioti architetti.
E spuma spuma spuma
e amministrazione
duplicata pubblica
di Costituzione…
Frastornato fradicio
intontito da spuma
l’acqua ora fluisce
avendo riacquistato
con la spuma carraia
e autonomia. Assolto
mi ritrovo addosso
d’uguale posizione
e senza niente nulla
di quello sopportato.
Qualunque poro
della pelle controllo
commissario di segni
in cerca d’orme tracce.

5

Impatto quintuplo:
mi elevo con arti
inferiori perdo
fermezza col selciato
da scivolare privo
di e possibilità.
Privo di appigliarmi
su sporgenze di troppo…
troppe trappole tese.
Commissioni, pareri
tecnici di calcolo…
impedimenti o colle
ghiacciato, dove sfilano
chiazze di neve e neve
bianche e turbate.
Giungo alla verità:
la verità di fronte
a me di fronte a me.
Stava il percorso via
via di lancio via,
trampolino di lancio
per scattisti d’azzardo.
Bombe senza parola
velocisti di lancio…
via… via… via… via.
Perdo i sensi tutti.
I sensi sensi sensi.
Mi risveglio pozze
di acqua polare
senza mare e senza
riemergere. Un abisso…
Si allontana… appanna
lanterne con pietre
e piante irrobustite.
L’oscurità fronteggio
con bagliori ardori
in cerchio a me a me
fino alla fontana
di rena a me rena.
A me seguitava
la briosa scarpinata.

Riccardo Mazzamuto

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