
Il Baciccio, Autoritratto, 1665
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, o il Baciccia nacque a Genova nel 1639. Giovane si recò a Roma protetto dal Bernini, sotto suo consiglio prese a studiare il Velasquez ed ebbe commissioni di grandi decorazioni e pale di altare per le maggiori chiese di Roma. Di pennellata leggera e chiara in una resa trasparente e pastosa preludia il Rococò settecentesco. Nel 1669 passò a Modena e poi a Parma, presentato dallo stesso Bernini, per studiare Correggio. Nei pennacchi con le Virtù eseguiti nella chiesa di Sant’Agnese a piazza Navona (1668 – 71), il colore aperto, luminoso, riprende, ancor prima del viaggio a Parma, motivi parmensi. Negli affreschi eseguiti nel 1669 nella chiesetta di Santa Marta vi sono accenti più scopertamente correggeschi, finché nella chiesa di Gesù, che resta la sua migliore creazione (1676 – 79), avviene il passaggio a una più chiara sintassi pittorica, in un organismo in cui si legano architettura, pittura e stucco, paradigma di tanta decorazione barocca. Il Baciccio fu tra i più vivaci ritrattisti del secolo, risentendo degli esempi rubensiani come della grande e originale maniera del Bernini scultore. Restano l’Innocenzo X della collezione Incisa della Rocchetta; l’Alessandro VII (1663), già a Monaco, il Cardinal Neri Corsini alla Corsini di Firenze. Morì a Roma nel 1709.

Il Baciccio, Papa alessandro VII, 1663
Sono talmente belli questi due dipinti di Giovan Battista Gaulli , qui proposti, che ti senti svuotata per l’incapacità di immaginare queste pennellate sapienti e perfette tanto che ti pare di poter toccare una cappa di velluto o di stupirsi per la perfezione di un viso di uno sguardo che ti fa entrare all’interno del personaggio. Questa sapienza, frutto di intenso studio, è qualcosa che valica i confini del possibile umano, come se in alcune persone ci fosse una predestinazione sapiente in se stessi. Wilma Minotti Cerini.