Allievi dell’Accademia Carracci: Domenico Zampieri detto il Domenichino e Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino

The Hunt of Diana (oil on canvas)

Domenichino, Caccia di Diana, 1620, Galleria Borghese

Domenico Zampieri, detto il Domenichino nasce a Bologna nel 1581. Discepolo dei Carracci, segue a Roma Annibale, che aiuta negli affreschi di palazzo Farnese. Dal 1610 si orienta verso un moderato naturalismo (il Carro del sole, 1613-14, dipinto in una volta di palazzo Costaguti; le Storie di Santa Cecilia, 1611-15, San Luigi dei Francesi; l‘Assunta, 1617, Santa Maria in Trastevere). Nei giganteschi pennacchi della cupola di Sant’Andrea della Valle (1624-28) il Domenichino dipinge gli Evangelisti con un accenno plastico ispirato a Michelangelo. Nel 1630-41 nella cappella del Tesoro in Napoli è interprete della Vita di San Gennaro. La fama del pittore è legata a due opere : la Comunione di San Girolamo, 1614, Galleria Vaticana, che è una rielaborazione più patetica, più espressiva del quadro di Agostino Carracci e la Caccia di Diana, 1620, Galleria Borghese, eco delle mitologie bolognesi risolte in un paesaggio di altissimo livello formale ed esecutivo. Muore a Napoli nel 1641 mentre lavora alla Cappella del Tesoro.

Guercino-Assunzione-della-Vergine

Guercino, l’ Assunzione della Vergine ,1623, Ermitage di Pietroburgo

Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino nasce a Cento nel 1591. Dal 1610 frequenta il  suo vero maestro, Ludovico Carracci. Non si mosse dalla cittadina natale che per soli due viaggi. E’ a Venezia nel 1618, ospite per brevissimo tempo dell’amico Palma il Giovane, e l’importanza di questo contatto si misura in seguito nella pittura del Guercino che riflette esempi di Tiziano, Tintoretto, Bassano, e a Roma per un anno e mezzo, lavorando per il papa Gregorio XV. Drammatici e validi sono le opere giovanili (Tancredi ferito soccorso da Erminia, Palazzo Doria Pamphilj, Roma; il San Guglielmo d’Aquitania, Bologna, Pinacoteca; il Martirio di San Pietro alla Galleria Estense. Di suggestiva forza l’affresco della volta del Casino Ludovisi, Roma, che rappresenta l’Aurora. Altri delicati paesaggi li troviamo nella casa Pannini a Cento (circa 1615) in seguito staccati e conservati al locale museo. A partire dal 1623, in coincidenza con il ritiro del pittore a Cento al termine del soggiorno romano, il Guercino è protagonista di una vera e propria evoluzione: il colore della sua pittura si affina, le sue composizioni s’improntano a classicità e compostezza, con evidenti influssi del Reni, che predominano nell’Assunzione del 1623 (ora all’Ermitage di Pietroburgo). Risalgono a questo periodo il Cristo che appare alla Maddalena, la Decollazione di San Maurelio per Ferrara (1635). Altre sue opere: la Santa Cecilia del Louvre e la San Francesca Romana di Torino (1656). Il Guercino muore a Bologna nel 1666.

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