Se «è difficile dirla la verità», il poeta, come l’aru-spice, non può tacere, non può nasconderla o edulco-rarla per compiacere il pubblico; non è un pubblicista o un romanziere che cerca il successo assecondando i gusti del consumatore, anche se il cammino è difficile, misconosciuto, ostacolato, posto sotto silenzio, ma quei «gesti di solo semina» sono già segnati nella realtà e sono destinati a diventare in futuro la realtà. Lo stile di Ariemma non è visionario alla maniera di un Davide Brullo, perché è veramente arduo separare la metafora dalla descrizione della realtà: le parole e le im-magini si scambiano i valori, si intersecano, si dividono, contrastano e si accordano. Ne deriva una rappresenta-zione autentica dell’arte dell’aruspicina in cui l’oggetto della ricerca significa “altro” e quell’“altro” è ciò che ve-ramente conta. E questo è proprio il senso della poesia: usare termini e locuzioni che dicano “altro”, che sap-piamo usare la parola in modo “trans-figurativo”, in cui la limpidezza sappia condurre il lettore a significati più profondi senza cadere in nell’hegeliana notte in cui “tutte le vacche sono nere” dell’oscurità neoavanguardistica.
dalla prefazione di Giulio Greco
Passi
Non voglio che il giorno
dopo il giorno svesta la tua bellezza.
Hai sempre un fiore nella testa
e gli occhi dolci per un catalogo di
gesti. Non sono i tuoi colori, cera del
taglio
le ali che sciolgono al sole
ma il profondo indaco, tenue calore
soave ritmo che tutto tiene:
Nelle mani e con le mani
per camminare insieme nelle spalle
e ai fari degli alberi con gli stessi passi.
Per case siamo
Per case siamo noi alberi,
involucro, linfa essenza
e dura scorza per vivere
porte alle distanze dentro.
Per case siamo noi strada,
conosciuti passi in arrivo
destino dell’essere adesso.
Per case siamo noi libri
viventi sogni al crescere
sospesi a scritto ritorno.
Per case perse siamo noi mappe
a rimanere sbiadito tesoro
di strade, alberi sulla pietra
segnata destino, aria densa
al tenere unico respiro del nascondere,
a tenere respiro nella corsa e pianto
per flauto e canto del ridere
dietro finestre sentendo il cuore
mondo lontano, vetro vinto
condensa che appartiene al tempo.
Vera fede
Fosse il vento dietro ogni finestra che rompe
quando sono di ombre viventi i pregiudizi
sulle strade dei giorni semplici.
E i tanti che nascondono a sottecchi dimentichi
il giudizio tra vetri dell’inutile tela, non seguono
le verità agli occhi come un rassegnare dello stesso accadere.
Orientata solitudine
È un cercare il passaggio segreto
togliere quadri di facce tristi
e cammini senza filo, vera porta
perfetta a fuga dei giardini tagliati pietre
nascoste in mura affrescate
castelli. Il voltare cattedrali di sole
svuotando terre brillanti di sale
è l’arco per nuovo cielo d’erba
fatta orientata solitudine.
Per sempre
Il tuo ossequio amore
è battito per essere
somma a stagione dolore.
Mantieni posto a lasciarmi
solo nel quadro di luce, ti presenti
pittore specchio ma sei tutto
il cielo. Il silenzio tuo misura parole
scusando altrui ferire e al giorno
di fiore posso dare un custodire
sogni nella notte, vedere fermi i gesti
al sognare di domani pieno sole
perché ho capito è questa la bisaccia
che mi tocca e averla vuol dire andare.
Henry Ariemma
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.