Un altro artista, un’altra Marilyn, ma per una sensibilità postmoderna come quella di Cindy Sherman la star non è soltanto un’immagine, bensì uno studio della rappresentazione, in particolare della rappresentazione femminile. Questa immagine (Fotografia a colori, 1982, New York) appartiene a una vasta serie di “fotogrammi” in cui l’artista si cala nei panni di attrici hollywoodiane del passato. Sherman ha esplorato altri ruoli stereotipati della storia della femminilità, dalle sensuali pin-up alle Madonne medievali.
“Anche se non ho mai pensato che le mie opere fossero femministe” dice Cindy Sherman, “tutto nasce dalle mie considerazioni come donna in questa cultura“. Le sue opere presuppongono una certa distanza critica da un’iconografia massificata che Warhol, ad esempio, era pronto solo a celebrare. Come molte altre donne, Sherman si è occupata del fatto che i mass media tendono a rappresentare la donna come un oggetto, ponendola in na posizione fondamentalmente passiva di fronte allo “sguardo” dell’uomo. Nei lavori eseguiti per l’industria della moda, l’artista ha cercato di rovesciare questo genere di convenzioni, mettendo in caricatura i canoni della bellezza femminile.
Michael Kerrigan, Arte Contemporanea, Logos