Cinque poesie di Fabia Ghenzovich da “TOTEM”, Puntoacapo – 2015

totem_400Non c’è dubbio che la poesia di Fabia Ghenzovich, tanto ruvida e affilata nella sua immediatezza espressiva, sia spinta da un’urgenza di dire che frana sulla pagina e si cristallizza in catene di parole, in coacervi di suoni, come se, metabolizzate le asperità delle cose, la scrittura avesse guadagnato un alfabeto per decifrare i meccanismi occulti della realtà. C’è, dentro ogni lirica, quasi il senso di una rivelazione sul punto di schiudersi, uno spiraglio del fondo che si intravede dietro le pieghe di quell’esistere, raccontato nei suoi gesti minimi, nelle sue increspature e spogliato di igni apparenza futile; c’è, nella compressione del linguaggio, nella rinuncia programmatica alla sproloquio la consapevolezza che la poesia debba abbandonare la descrizione dei contorni e ricercare dietro le forme logore la sua parte di verità.

(Dalla postfazione di Emanuele Spano)

Tana era a falde la roccia
punte d’ossa e muscoli in tensione
nel balzo in avanti nel tempo
della pietra nel sangue
d’istinto un lupo per esempio
ecco quel che abbiamo perso
la prima vera pelle – la sola che ci salva.

*

Un segreto patto di non belligeranza
sconfinando uomini e lupi
l’uno per fame con altre specie
l’altro per sete
di lucro e commerci.

*

Ha della lupa l’occhio fine
il seme selvatico e una storia
vecchia la Loba cantando
un osare un fiuto un vedere
a ritroso un futuro lontano.

*

Sono la nomade notturna
il piede che danza sul ciglio
di una parola la zampa che scava
la sua tana fino alla radice primitiva
delle ossa – un covo – la fossa che sconfina
però nel bianco – a specchio –
un aperto forse dove a ben guardare il fondo
fa capolino dietro al rigo un’anima
come all’inizio e alla fine di una pagina.

*

Domani qualcosa sarà altra cosa
se persino il bagaglio che portiamo
prima o poi perderà il suo peso.
Nessuna ultima scadenza
nessun avvento – se questo accade
– se può accadere adesso
quel divenire d’ogni istante
come la ragazza che non s’accorge
di seguire con grazia naturale
l’orbita di una stella o sei tu
che mi passi accanto
con aria scanzonata tra la folla
tracimando di contento.

Fabia Ghenzovich

Fabia Ghenzovich è nata a Venezia dove vive. E’ interessata alla poesia e alle sue possibili interazioni e contaminazioni con i diversi linguaggi dell’arte e in particolare con quello musicale, come nel caso di Metropoli, testi musicati in stile rap, con rappresentazioni a Venezia, Mestre, Padova e Milano (con Milanocosa). Ha pubblicato Giro di boa (Novi Ligure, 2007) e Il cielo aperto del corpo (Kolibris, 2012).

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