I
No, non andare!
Spegnimi la sete
e decolora i prati,
restringimi l’anima
e soffiaci sopra
finché ogni cosa si dissolva
in mille rivoli
e in ogni direzione.
Dove sarà il tuo volto
quello che ho amato
e generato
e accompagnato al tempo?
Non potrò più rincorrere le tue ali
al risveglio di un gemito
che più non m’appartiene,
e che assolvo e distinguo
e riconosco,
pur se oramai indefinito.
VII
Quante assoluzioni ho invocato
e quante ne ho sprecate
in misteri dolorosi e di passioni
annoverati tra i giorni e gli anni
scorrendo un calendario
senza anniversari,
con penitenze scritte in un diario
affinché il gaudio o la gloria
di un sogno di luce
mi strappasse dai rovi
dov’ero cresciuto,
pronto a gestire un’anima nuova
distante dai conti e dalle frequenze:
morente, assente, resistente;
trascendente
dal reale e dal presente
in un mondo desueto e irriverente.
XVIII
Eccomi a raccontar le somme
di un improbabile percorso
che non si esaurisce
in addizioni o sottrazioni:
bilancio incerto sospeso a mezz’aria
tra la mia vita che si disfa
e un’altra che si ricompone.
Avrei voluto sfogliare i tuoi petali,
m’è toccato solo attraversarli
per vederli dissolversi nel vento
in un’ascesi senza fondamenta,
non m’è rimasto neppure il profumo,
per quanto intenso,
del tuo divenire oltre la barriera
di un confine preciso
al di qua della conoscenza
di un universo altro
che non ci è dato di vedere,
che non ha carne
e nemmeno solitudine.
Francesco M. T. Tarantino