“La camicia rossa e il pantalone di velluto” di Maria Grazia Trivigno

scalataIl sole si alza sempre vigoroso in cielo il martedì mattina, sfoggia il vestito della festa anche lui, perché è il martedì dopo Pentecoste. Giorno di pranzo da gran signori, e anche se è un giorno qualsiasi della settimana, non c’è nessuno per i campi a lavorare, o nelle botteghe, tutti disertano per quel giorno il proprio mestiere. E’ il giorno della processione. Perché quando il sole è ben alto in cielo Lui s’affaccia dal portone della Chiesa Madre, che è poi il punto più alto di tutto il paese, e da lì si gode lo spettacolo del suo piccolo regno terreno. Lo portano a spalle quegli omaccioni con le mani brune e gonfie di fatica, è il loro guardiano e protettore. È ovunque, sui vetri delle macchine- con l’adesivo dal lato dell’effigie, cosicché si possa appiccicare dall’interno-, sui comò, nei grembiali, nelle tasche, nei portafogli. Si rasenta l’idolatria. Da quelle parti a spalle ci portano anche gli alberi. Gli omaccioni reggono il legno della Statua, anche quello del martedì è legno, ma in altra forma, è solo una forma appunto, data all’inafferrabile. Se portare l’albero è corteggiare una ragazza, il legno del martedì è tutt’altra faccenda, ha due occhi limpidi, incastonati nella bellezza di un volto incorniciato da capelli scuri e da un elmo di soldato romano; in contrasto con tanto candore, lo scempio visibile di un pugnale. Il verde, il rosso e il giallo sono i suoi colori. E sarebbe menzogna dire che il paese si tinge di quei colori solo il martedì in omaggio al Patrono, perché il giallo è sempre nelle ginestre e nel sole, il verde è sempre ovunque intorno, il rosso sempre presente nell’affezione di un popolo intero. San Giuliano s’affaccia lento in cima alle scale della Chiesa grande. Applauso e fragore di banda.

il_maggio_di_accetturaE pure in quella stessa mattinata, nel vociare felice della piazza, si è visto a un tratto l’altro Giuliano. In comune con il Santo ha solo il nome e il fatto che anche lui il mondo lo veda dall’alto nello stesso giorno. Ogni anno si dice sia l’ultimo, chi lo sa, forse questa volta passa il testimone. Gli piace farsi tirare la calza, dice qualcuno. E anche quell’anno compare nella piazza del paese. Compare con l’abbigliamento che è solito indossare quel giorno, la camicia rossa e il pantalone di velluto nero. Forse quella divisa gli porta fortuna. Qualche amuleto occorre pur averlo per avventurarsi sprezzante fino a quaranta metri di altezza, a mani nude. O forse, più banalmente, è furbizia contadina: il velluto aderisce meglio al tronco. Sia come sia, quell’incertezza, salirà, non salirà, finisce di colpo, perché lo vedono comparire in piazza così vestito, e lo sanno tutti che andrà su anche quell’anno. Ha lo spirito di gatto selvatico, e nessuno può niente contro la propria natura. Sin da ragazzo gli era naturale arrivare in cima ai fusti del bosco a prendere rami secchi e legna da ardere. È l’imbrunire. Poggia le mani sul tronco, abbraccia la base del ceppo più che può. La base è così larga che un uomo solo non basta a cingerlo tutto. Migliaia di nasi per aria seguono ogni suo movimento, la bassa musica accompagna incalzante. Mani, tronco, fune, gambe, mani, tronco, fune; fino a quando il tronco si fa più stretto, e giù le funi, lanciate nel vuoto, mani, gambe, mani, gambe; fino a quando arriva ai pioli dell’innesto, solo braccia, solo gambe. Applausi.maggio-205x300 Resta per un po’ appollaiato in quell’indistinto frondoso. S’intravede la camicia rossa lì in mezzo, ha raggiunto il mazzo di rose, fissato all’estremità dell’agrifoglio come un diadema. L’indimenticato eroe delle scalate accarezza tutta la parte di paese che riesce a vedere, e la vertigine lo coglie per tanta bellezza che gli muore negli occhi.

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mia poesia per cima



4 commenti
  1. ” Da tempo immemorabile, la ” Sagra del Maggio ” dedicata al patrono San Giuliano, è celebrata ad Accettura in occasione della Pentecoste, essendo però inglobata in un arco temporale ben più ampio. La scelta del “Maggio” e della “Cima”, infatti, avviene rispettivamente la prima e la seconda domenica dopo Pasqua, mentre il taglio del “Maggio” avviene il giorno dell’Ascensione. La festa di Accettura si presenta nulla più complessa dell’unione tra due piante, una di alto fusto, simbolicamente di sesso maschile, e l’altra di agrifoglio, altrettanto simbolicamente di sesso femminile abbattute la prima nel bosco di Montepiano e trasportata in paese con l’ausilio di oltre 50 coppie di buoi di razza podolica, allevati dai contadini accetturesi esclusivamente per la festa, la seconda nella foresta di Gallipoli Cognato trasportata a spalle per 15 chilometri da ragazzi, l’uno e l’altro corteo accompagnati da cortei processionali con la ritmica di suoni e canti.

    Durante la sosta dei rispettivi cortei gli accetturesi tirano fuori da capienti sacche tutto il meglio della tradizione culinaria del posto, da salsicce a sopressate a fumanti ricotte, caciocavalli e tanto ma tanto buon vino. Fino all’arrivo in paese nel tardo pomeriggio, quando i due cortei festosi si incontrano e inizia la vera festa di popolo con il compimento del matrimonio. Nei giorni successivi seguono le operazioni culminanti dell’innesto, dell’erezione e della scalata del “Maggio”, secondo uno schema classico che contraddistingue la festa dalle altre feste degli altri paesi. La festa di Accettura rappresenta pertanto un modello complesso e significativo dei culti arborei, che dimostrano di possedere ancora, spesso nel loro rapporto fondamentale con le celebrazioni messe in atto per il santo patrono, una rilevante vitalità e una grande forza di attrazione e coinvolgimento per la loro spettacolarità e per le emozioni che riescono a comunicare. Il “Maggio” di San Giuliano rappresenta l’esempio più noto di culto arboreo in un’area quella calabro/lucana dove di simili riti se ne svolgono molti. Rispetto alle altre feste della stessa categoria, il “Maggio” di San Giuliano presenta da una parte una superiore compattezza e organicità, dall’altra maggiori elementi di coralità e un livello di partecipazione più intenso e coinvolgente..

    Chi partecipa alla festa assiste a qualcosa di davvero magico. Numerosi studi sulla festa sono stati compiuti, più di tutti dal noto antropologo Giovanni Battista Bronzini, recentemente scomparso il quale dedicò molto lavoro alla festa e anche un libro: “Accettura, il Contadino l’Albero e il Santo”, egli definì la festa nella compattezza dei suoi elementi un ” Unicum a livello Europeo”.

    Da “Eventi di primavera” eventisagre.it

  2. La maglietta nera in fondo all’articolo è la maglietta che da stamane indossa un gruppo di “cimaioli” di Accettura per sostenere la candidatura di Matera a città europea della cultura 2019. Grazie per questo dono!

  3. Che bel racconto! Non conoscevo questa usanza, Maria Grazia Trivigno l’ha resa così bene che sembra di esserci. Complimenti.
    Complimenti anche a Luciano Nota per i versi di profonda appartenenza alla sua terra.

    • Ti ringrazio! Per l’anno prossimo: tutti invitati alla Festa del Maggio, inserita dall’Unesco tra le più belle feste del Mediterraneo (“les fêtes du soleil”). Cifra caratteristica del rito è la commistione tra il sacro e il profano.
      Qui si legge del martedì, la festa infatti si protrae anche per il lunedì e martedì successivi al trasporto dei due sposi durante la domenica.
      La figura che si intravede in questo racconto- volutamente senza tempo- è Giuliano Mariano, detto ‘Zizilone’, storico scalatore del Maggio.
      Mitiche le sue scalate e mitica la sua morte, avvenuta quando incautamente si arrampicò una notte su un palo dell’elettricità, a causa dell’alta tensione, forse per una sfida o una scommessa.

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