La notte nell’isola
Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell’isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l’acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell’alto o nel profondo,
in alto come i rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
pane, vino, amore e collera
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l’oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d’improvviso
in mezzo all’ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d’acqua marina, di alghe,
del fondo della vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall’aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
Pablo Neruda
*
Sei la mia schiava sei la mia libertà
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’ estate.
Sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa.
Sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso in cui ti afferro.
Nazim Hikmet
*
23 MARZO 1923
Mentre l’amico caro attraversava
l’ultimo viale (filare di nodosi
addii) – più grandi degli sguardi
erano gli occhi.
Mentre l’amico amato doppiava
l’estremo promontorio (di sospiri
della mente: torna!) – più grandi delle mani
erano i gesti.
Quasi le braccia volessero lasciare
le spalle e le labbra – indietro,
a supplicare! Lottava con la lingua
la parola, il palmo con le dita…
Mentre l’ospite tenero passava…
– Signore, posa lo sguardo su di noi! –
le lacrime erano più enormi
di occhi umani, e delle stelle
Marina Ivanovna Cvetaeva
*
Io ti chiesi
Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.
Hermann Hesse
*
Dalle braccia di un amore
dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro
m’ha salvato dal morire sulla croce
una signora che fuma marijuana
e scrive canzoni e storie,
ed è molto più gentile dell’ultima,
molto molto più gentile,
e a letto è altrettanto brava o addirittura migliore.
non è piacevole essere messi in croce e lasciati là,
è molto più piacevole dimenticare un amore che
non funziona
come ogni amore
alla fine
non funziona…
è molto più piacevole far l’amore
davanti alla spiaggia di Del Mar
nella camera 42, e dopo
stare a letto, seduti,
e bere del buon vino, chiacchierare e toccarsi
fumare
ascoltare il rumore delle onde…
sono morto troppe volte
credendo e aspettando, aspettando
in una stanza
fissando il soffitto scalcinato
aspettando il telefono, una lettera, un colpo all’uscio, un squillo…
impazzendo
mentre lei ballava con sconosciuti nei locali notturni…
dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro
non è piacevole morire sulla croce
è molto più piacevole sentire il tuo nome sussurrato
nel buio.
Charles Bukowski
*
Una dedica a mia moglie
A cui devo la gioia palpitante
che tiene desti i miei sensi nelle ore di veglia,
e il ritmo che scandisce il riposo
delle nostre ore di sonno,
l’accordo del respiro
di due amanti i cui corpi
profumano l’uno dell’altro,
che pensano uguali pensieri
e non hanno bisogno di parole
e sussurrano uguali parole
senza la necessità di un senso.
Il vento stizzoso dell’inverno non farà gelare
il sole astioso del tropico non farà seccare
le rose nel giardino di rose che è soltanto nostro
ma scrivo questa dedica perché altri la leggano:
sono parole private indirizzate a te in pubblico.
Thomas Stearns Eliot
*
Gli amanti
Vedi come l’uno nell’altro crescono
e nelle loro vene tutto si fa spirito.
Come assi vibrano le due figure, intorno
la ruota irresistibile arde e gira.
Hanno sete e ricevono bevanda,
son desti, ed ecco:i loro occhi vedono.
Lascia che l’uno nell’altra sprofondino
per resistersi
Rainer Maria Rilke
*
Strada
Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.
Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.
E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.
Yehuda Amichai
*
Sonetto del dolce lamento
Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m’accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.
Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foghe dell’Autunno mio impazzito.
Federico Garcia Lorca
*
Ho sceso, dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo
che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale
L’ha ribloggato su "LA MELA ROSSA DIMENTICATA" di Giorgina Busca Gernetti.
Gentili lettori, grazie per la vostra costanza. Domani, eh, sì, domani il gran giorno! I poeti sono guerrieri, figli della confusione, dotati di armi sdentate,di antichissime pareti dilatate. Il loro naso è chiuso, sudato, intorpidito. L’occhio è molle. La bocca di più.