La poesia di Alessandro Moscè: L’esistenzialismo tra le cose, di Elisabetta Monti

HOTELAlessandro Moscè, poeta e scrittore nato nel 1969, con Hotel della notte (Buenos Aires 2018) conferma da tempo la sua predisposizione quando scrive in versi. Questa versione bilingue del suo libro più noto in poesia, lo rende a tutti gli effetti un autore esistenzialista, che farebbe pensare, anche menzionando il fortunato romanzo Il talento della malattia (Avagliano 2012), alla vita interiore di estrazione moraviana. Moscè guarda dentro. Dentro di sé, nel ricordo di anni passati, dell’infanzia, nei dolori dei personaggi strambi della sua città, Fabriano. Dentro un mondo di luoghi cittadini, marchigiani (Ancona e Fabriano sono i suoi avamposti preferiti). Ma non è sufficiente identificarlo come un uomo che scrive di sé e dei suoi affetti personali che sono spezzoni universali, ricordi che appartengono a tutti. I nonni e gli zii, i miti del bambino ecc. Moscè aggiunge di più nella sua liricità narrativa: il suo hotel è un posto inesistente eppure vivace, quasi visibile. In quella porta a vetri dove si entra e si esce, i morti e i vivi si danno la mano nell’aria livida, magari scommettendo sulle partite domenicali. Il tormento dei giovani è un richiamo, forse un suono malinconico eppure attraente (“Una città la vedi dimenarsi / nei bar e nelle pizzerie, / negli oggetti informi / e nel grande gelo della notte”). Le ragazze crescono, diventano donne, le persone se ne vanno con l’età, ma rimane lo sprazzo di un momento fotografico eterno (“Corpi infreddoliti si annusano / come cani pezzati / mossi dal vento dei giardini / che i vecchi dei vicoli / non attraversano più / dai mattini di ottobre”). Per Alessandro Moscè sono importanti anche le cose del presente che emanano un riflesso remoto: lo specchio, il lampione, l’accendino, la panchina, la cabina telefonica (l’unica rimasta), l’orologio a muro, la sedia di vimini.

Elisabetta Monti

 

Luce nella notte

Cos’altro della città si è perso
nella notte superstite,
alienata terra
di ombre nei lampioni accecati
da un niente nel niente?
Non c’è più il cielo, non c’è più
in un’infinita distanza riflessa
dalla luce arancio
nell’anfratto del borgo.
Un senso di addio indocile
si ritrova nella foschia del giardino
e nella luna che manca,
nei faretti tondi di due motorini
che si rincorrono a zig zag.

*

Non ha mai avuto una donna
Pierino,
ma un’anima d’incenso
nei vicoli di Fabriano,
nei tramonti rosati a primavera,
fischiettati al nulla.
Non ha mai avuto un lavoro,
ma una grazia che scrutava,
e lo sapeva che un’altra vita
ripaga più di un adesso da signori,
più di una morte frettolosa.
E’ ancora davanti alla crudeltà
dei battiti che hanno smesso
di assisterlo
e di tradire il segreto
del suo rosario verde

 

L’accendino

Una panchina e uno spray
dove torno a scrivere i miei amori
divorato dall’adolescenza
che si allunga sul bordo del marmo,
lungo una linea di confine…
Mi guardo vivo nello scatto dell’accendino,
come fossi un altro che mi abbraccia
davanti alla fontanella.

Alessandro Moscè

 

alessandro_mosceAlessandro Moscè è nato ad Ancona nel 1969 e vive a Fabriano. Ha pubblicato l’antologia di poeti italiani contemporanei Lirici e visionari (Il lavoro editoriale 2003); i libri di saggi critici Luoghi del Novecento (Marsilio 2004), Tra due secoli (Neftasia 2007) e Galleria del millennio (Raffaelli 2016); l’antologia di poeti italiani del secondo Novecento, tradotta negli Stati Uniti, The new italian poetry (Gradiva 2006). Ha dato alle stampe le raccolte poetiche L’odore dei vicoli (I Quaderni del Battello Ebbro 2004), Stanze all’aperto (Moretti & Vitali 2008), Hotel della notte (Aragno 2013) e la plaquette in e-book Finché l’alba non rischiara le ringhiere (Laboratori  Poesia 2017). E’ presente in varie antologie e riviste italiane e straniere. Le sue poesie sono tradotte in Romania, Spagna, Venezuela e Messico. Ha pubblicato il saggio narrato Il viaggiatore residente (Cattedrale 2009) e i romanzi Il talento della malattia (Avagliano 2012) e L’età bianca (Avagliano 2016). Si occupa di critica letteraria su vari giornali, tra cui  “Il Foglio”. Ha ideato il periodico di arte e letteratura “Prospettiva” e dirige il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Fabriano”. Il suo sito personale è http://www.alessandromosce.com.
A novembre uscirà il romanzo Gli ultimi giorni di Anita Ekberg (Melville).

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