I VERSI
Se ne scrivono ancora.
Si pensa ad essi mentendo
ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri
l’ultima sera dell’anno.
Se ne scrivono solo in negativo
dentro un nero di anni
come pagando un fastidioso debito
che era vecchio di anni.
No, non era più felice l’esercizio.
Ridono alcuni: tu scrivevi per l’arte.
Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.
Si fanno versi per scrollare un peso
e passare al seguente. Ma c’è sempre
qualche peso di troppo, non c’è mai
alcun verso che basti
se domani tu stesso te ne scordi.
(da Gli strumenti umani, 1965)
NON SA PIU’ NULLA, E’ ALTO SULLE ALI
Non sa più nulla, è alto sulle ali
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
Per questo qualcuno stanotte
mi toccava la spalla mormorando
di pregar per l’Europa
mentre la Nuova Armada
si presentava alle coste di Francia.
Ho risposto nel sonno: – E’ il vento,
il vento che fa musiche bizzarre.
Ma se tu fossi davvero
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
prega tu se lo puoi, io sono morto
alla guerra e alla pace.
Questa è la musica ora:
delle tende che sbattono sui pali.
Non è musica d’angeli, è la mia
sola musica e mi basta. –
(da Diario di Algeria, 1965)
ALTRO POSTO DI LAVORO
Non vorrai dirmi che tu
sei tu o che io sono io.
Siamo passati come passano gli anni.
Altro di noi non c’è qui che lo specimen
anzi l’imago perpetuantesi
a vuoto –
e acque ci contemplano e vetrate,
ci pensano al futuro: capofitti nel poi,
postille sempre più fioche
multipli vaghi di noi quali saremo stati.
(da Stella variabile, 1981)
Vittorio Sereni (Luino 1913 – Milano 1983), poeta, critico, traduttore e dirigente editoriale, è stato uno dei maggiori poeti e intellettuali italiani del secondo dopoguerra.
Le tre poesie ci riconducono alle stagioni poetiche diverse di Vittorio Sereni, il poeta luinese nato sul lago Maggiore nel 1913: la seconda (Non sa più nulla..)si rifà alla sua esperienza di prigioniero durante la seconda guerra mondiale e allo sbarco americano in Normandia. Richiamato sotto le armi, nei 1943 viene infatti catturato sul fronte siciliano e di qui trasferito nei campi di prigionia di Orano e di Casablanca.
La prima (I Versi) è una riflessione intensa sul tema della “poesia”, una “poesia sulla poesia”, sul rapporto tra vita e scrittura: tema non amato da Sereni, ma da lui accettato come una “specie di scotto”, in un’età dominata dall’ideologia e della critica: espressione di una realtà di crisi che va al di là della situazione personale e implica un giudizio sulla poesia del dopoguerra.
La terza, (Altro posto di lavoro), esprime la disarmonia della vita e anche l’irruzione nella poesia della prosa, del suo diverso tempo narrativo: una sofferta adesione alla realtà, un nuovo e difficile equilibrio, ironico, con risultati di indubbia originalità.
L’ha ribloggato su "LA MELA ROSSA DIMENTICATA" di Giorgina Busca Gernetti.