Mattia Preti , noto anche con il soprannome il Cavaliere Calabrese, nasce a Taverna, Catanzaro, nel 1613. Giunto a Roma nel 1630, discostandosi dal barocco allora trionfante rivide le opere dei caravaggeschi prediligendo le correnti nordiche degli olandesi, fiamminghi e francesi. Risalgono a questo periodo la Flagellazione di Cristo e La riunione di musici e poeti. Negli affreschi di S. Andrea della Valle a Roma (1650) egli si presenterà del tutto rinnovato, in seguito a viaggi emiliani e veneti. San Giovanni Boccadoro, (Raccolta Gualino) già data al Gentileschi, è attribuita dal Longhi al periodo giovanile del Preti: il piccolo servo moro impaurito, l’apparizione della donna col suo bambino immersa nel sole, il carceriere atterrito nell’ombra; echi veneziani e veronesiani. A Napoli il pittore raggiungerà piena maturità espressiva, componendo un gruppo di opere di notevolissima importanza. Pensiamo a San Sebastiano e al bozzetto per La Peste (Museo Nazionale di Capodimonte,). Di venezianismo, nutrita di caravaggismo la Giuditta e Oloferne, in cui luci e ombre creano morbidi risalti e il colore forti riflessi (Napoli, Pinacoteca). In seguito, nominato cavaliere da papa Urbano VIII, si trasferisce dal 1961 a Malta, dove per circa un quarantennio sarà impegnato per le chiese dell’isola e per commissioni per le chiese napoletane e italiane. Muore a Malta nel 1699.

Mattia Preti, Giuditta e Oloferne, 1653.54, Napoli

Mattia Preti, San Sebastiano, 1657 circa, Napoli