Tètt, Charlot accetturese
Era lui, non avevo dubbi.
Era lui con l’onda spumosa
e la corda come cinta.
Mai avrei pensato di poterlo incontrare,
turbarmi con lui, sentirne l’effluvio.
Non parlava, no, a stento ascoltava,
ogni cosa la passava al cane,
il cane bianco unto come lui.
Bello, sì, più bello di chi lo aveva deriso.
Era lui, Charlot, il macchiato dal tempo
Il volo dell’insetto.
Era un piacere allungargli la luce
il filo d’erba appena formato.
Mangiava la luce, il filo d’erba
l’attaccava al cane.
Col respiro dipingeva gli stivali
gettati oltre il tuono degli umani.
Luciano Nota
Espressione profonda di adesione umana e simpatia verso gli umili, ai margini della vita sociale, in cui brilla pur sempre uno sprazzo di luce e di vita autentica.
Splendido testo, caro Luciano, efficace per ritmo e sviluppo del tema. Complimenti.