Charlot, il simbolo dell’umanità ferita; tre aforismi di Charlie Chaplin

premio-charlot-paestum1Charles Spencer Chaplin è stato un attore, regista e produttore cinematografico inglese, noto anche con il nome di Charlot. Nacque a Londra nel 1889. Dopo un’infanzia misera e vagabonda esordì in teatro, affermandosi nella compagnia di pantomime di Fred Karno. Recatosi negli Stati Uniti, interpretò nel 1914 trentacinque cortometraggi comici in cui il personaggio di Charlot ha già in parte gli attributi che gli saranno propri (i baffetti, la bombetta, i larghi pantaloni, le scarpe rotte, il bastoncino). Nel 1915 realizza dodici film molto più curati nei soggetti e nella definizione dei personaggi: pensiamo a Charlot boxeur (The Champion), Charlot vagabondo (The Tramp), Charlot marinaio (Shanghaied), in cui la comicità si fa più profonda, si carica di una dimensione umanissima. Dal 1917 realizza alcuni dei film più importanti: da Vita da cani (A Dog’s Life, 1918) a Charlot soldato (Shoulder Arms, 1918) una satira feroce della guerra; da Un idillio nei campi (Sunnyside, 1919) a Il monello (The Kid, 1921), storia dei rapporti tra Charlot e un bambino. Dal 1925 in poi pervenne al successo mondiale con La febbre dell’oro (The Gold Rush, 1925), Il circo (The Circus, 1928), Luci della città (City Lights, 1931) e Tempi moderni (Modern Times, 1936), film che colloca il personaggio del vagabondo, questa volta operaio licenziato, sullo sfondo delle contraddizioni sociali del capitalismo avanzato.

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L’ultimo film in cui compare il personaggio di Charlot è il Il grande dittatore (The Great Dictator, 1940), in cui Chaplin interpreta la duplice parte d’un barbiere ebreo che ha perduto la memoria e si ritrova a vivere nella Germania nazista, e d’un dittatore sul personaggio di Adolf Hitler. La satira si fa più violenta e il discorso ideologico-politico si carica d’invettiva umanitaria che si dispiega nel lungo discorso che chiude il film, in cui per la prima volta Chaplin parla dallo schermo. Chaplin vede il fascismo avanzare, teme per il futuro della democrazia, ma crede in un mondo migliore: il suo film è anche un invito alla speranza.  

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Negli anni del maccartismo inizia negli Stati Uniti la caccia alle streghe e Chaplin ne è coinvolto. Nel 1952 mentre sta lavorando a Luci della ribalta (Limelight) è costretto a rifugiarsi prima in Gran Bretagna, dove realizzerà un film violentemente antiamericano Un re a New Jork (A King in New Jork, 1957), e poi in Svizzera, dove risiederà sino alla morte avvenuta nel 1977. Nel 1972 fu insignito del premio Oscar alla carriera. Il personaggio di Charlot è stato per intere generazioni ed è tuttora il simbolo dell’umanità ferita, che si riscatta appellandosi ai valori dell’individuo contro lo strapotere dell’organizzazione sociale.

Luciano Nota

Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all’odio e al terrore.

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Non dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi. Oggi so che tutto questo è “la vita”.

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Non devo leggere libri per sapere che il tema della vita è il conflitto e il dolore. Per istinto tutta la mia comicità si basava su queste cose.

Charlie Chaplin

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