Quattro inediti di Anna Maria Bonfiglio con breve nota di Maria Grazia Di Biagio

barcone-650x487-mca3uxb9jnh6e806jbw7tjs6zjazvjgc1a619jzfsaI versi di Anna Maria Bonfiglio, possiedono il dono della grazia naturale. Ogni poesia si erge chiara, è lucida espressione della fusione perfetta fra eleganza formale e densità di senso. Nulla è lasciato al caso eppure tutto risulta spontaneo, semplice, di una fluidità spiazzante. Non c’è significante che non porti il suo peso, ogni verso è cesellato, limato fino all’assoluto. Non può essere altro né diversamente. Se così non fosse come avrebbe potuto, Anna Maria, regalarci i quattro testi qui di seguito senza incorrere nel rischio fin troppo comune di naufragare in uno stucchevole pietismo? Nei quattro inediti che la poetessa ha avuto la bontà di regalarci, emergono la visione di un occhio che sa cogliere il dramma umano e la voce che lo sa narrare con lucida partecipazione. Quell’essere sputati dal mare che ritorna nei testi, è un fatto e al contempo metafora della condizione di ogni essere che, gettato nel mondo si trova travolto da esso, masticato, risputato. E’ vana ogni preghiera, nessun Dio mostra pietà. Tutti siamo fantasmi di fango che vagano sulla Terra e mendicano clemenza.

Maria Grazia Di Biagio

 

SALVATAGGIO

(4 ottobre 2013 – Strage di Lampedusa)

La notte che il mare mi sputò
sulla roccia di marna
non c’era luna al balcone del cielo.
Il vento mi frustava le ossa
l’acqua danzava dentro ai miei polmoni
ed una voce che non riconoscevo
-forse la voce ch’era stata mia
ed ora era di un morto-
chiamava disperata il mio Kaleb.
Ma nessun Dio Allah o Maometto
rispose al mio richiamo.
Come potete immaginare
il morso che azzanna la carne
inaridita dal sale degli scafi,
voi che conoscete il mare
soltanto per diletto?
La notte eterna discendeva lenta
a invadermi le membra,
ad abbuiarmi il cuore
quando un’ombra s’avvicinò al mio corpo
e mi spogliò del freddo degli stracci.
Si stese col suo peso sul mio petto
e mi alitò sul viso
fin quando giunse l’alba.

 

I HAVE A DREAM

Malala vuole fare la sarta.
Il sabato al mercato del villaggio
tuffa le sue piccole mani brune
nei cesti delle stoffe
e ne tira fuori i tessuti
che avvolge alle sue dita
e che drappeggia in forme di vestiti
attorno al corpo magro.
Ha solo sedici anni
e immagina con occhi di futuro
il mare sconosciuto che la farà
vivere
o morire
abbracciata al suo sogno.

 

MISERERE

Anche la notte ha paura
-quando apre gli occhi
sul sangue dei fiori
a pelo d’acqua
Ogigia – remoto ombelico
del mare
ha sprangato le porte
filari di spine a cerchiare
le mura
Ecce homines – buoni
e cattivi alle sbarre
a implorare clemenza.

 

PASSAGGIO A LESBO

Oh Lesbo -grembo di sacra
parola per vergini elette-
quale maledizione
ti scagliò Zeus l’onnipotente
perché di pietà
lacrimasse il tuo suolo?
Fantasmi di fango sputati
dall’Egeo affondano i piedi
nella sabbia
urlano sopravvivenza
per la propria stirpe
condannata all’ inferno
dell’esilio.
Nel cieco mattinale
del Mediterraneo
svestono gli abiti salmastri
e vanno a mendicare
un’alba nuova.

Anna Maria Bonfiglio

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