Le vittime di ieri non possono avere il diritto di farsi carnefici oggi, di Giovanni Caserta

palestina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ha raggiunto una palla sopra la riva
D’una chiara corrente di cui il nome
Ignora. Cade bocconi (è vera
La storia, e più d’un uomo fu quell’uomo.)
La brezza d’oro muove gli oziosi
Aghi delle pinete. La paziente
Formica scala il volto indifferente.
Sale il sole. Già molte cose cambiarono
E molte cambieranno sino a questo
Giorno dell’avvenire in cui ti canto.
Per te, che senza il beneficio del pianto
Sei caduto, come cade un uomo morto,
Non c’è marmo, che custodisca la tua memoria;
Sei piedi di terra sono la tua oscura gloria.

J.L Borges

Beit_LahiyaSeduto, mangiavo seguendo con l’occhio sinistro la televisione. Si succedevano immagini di guerra. Quattro bambini palestinesi erano saltati in aria, dilaniati, non avendo saputo rinunciare all’innocente e millenario gioco della palla. Poco dopo si videro i loro corpi a brandelli, che il telecronista invitava a non guardare, ove si fosse di particolare suscettibilità. Mi vergognavo. Veniva da vomitare. Altri cinque bambini palestinesi, fra i quali un neonato, il giorno dopo, sono finiti sotto le macerie di un palazzo. In queste ultime ore salta in aria un ospedale, ancora con bambini. Le mamme e i padri palestinesi, tanto simili a noi lucani, urlano disperati. I morti palestinesi sono diventati seicento. Tutto è accaduto perché tre ragazzi israeliani sono stati stupidamente uccisi da non si sa quali schegge impazzite palestinesi. Forse erano palestinesi cresciuti nel campi di Gaza e che avevano avuto, in passato, parenti e figli uccisi dalle bombe israeliane. Non è tuttavia assolutamente tollerabile che, come facevano i tedeschi, da parte dello Stato d’Israele si debba rispondere con le ritorsioni, che si traducono, di fatto, in una decimazione. Quando il 21 settembre 1943, a Matera, furono uccisi due tedeschi, questi, andando via, fecero ventidue vittime. Ogni anno i materani ricordano l’evento, condannando l’esecrabile azione tedesca. Oggi abbiamo duecento morti palestinesi per ogni morto israeliano. Voglio dire che non si può rispondere, ad un atto inconsulto o scellerato di gente improvvida, con una azione di stermino programmata e analiticamente studiata a livello di Stato e di gerarchia militare. Si fanno centinaia di morti incolpevoli, che, già nei campi di accoglienza, affogano nella povertà e nello squallore. Andreotti disse una volta che, difficilmente, non sarebbe diventato terrorista qualora fosse cresciuto in uno di quei campi palestinesi. Aver subito dai nazisti tedeschi e dai fascisti italiani uno scientifico sterminio non deve significare, a sua volta, licenza di sterminio di un popolo che, per “colpa” degli ebrei, ha perso casa e tutto. C’era, in verità, ancora una volta, da aspettarsi che il governo italiano e l’Europa e l’ONU non si limitassero ai soliti generici e stucchevoli appelli alla pace. Non si può essere equidistanti fra chi organizza bombardamenti, per giunta sulle città, e chi ne è vittima. Esistono sanzioni economiche e altre manifestazioni concrete di dissenso. Anche da parte della Chiesa, che, a partire da papa Francesco, deve far sapere a tutti che un Dio non è mai Dio della vendetta e che, se un Dio è Dio della vendetta, non è più Dio. Il vecchio Testamento è superato. E’ quel che bisogna far capire a Nethanyau, che ha chiesto scusa ai genitori dei quattro bimbi morti sulla spiaggia, come se su Gaza avesse lanciato cioccolatini e non bombe. Basta con l’occhio per occhio e dente per dente di Javeh. Le vittime di ieri – lo diciamo con forza – non possono avere il diritto di farsi carnefici oggi. Non ha tutti i torti il filosofo Vàttimo. E, per cortesia, non si faccia passare per antisemita chi, come il sottoscritto, semplicemente dice no ai bombardamenti sulle città e alle ritorsioni. Cioè dice no alla morte.

Giovanni Caserta

*

Stando nel cerchio d’ombra
come selvaggi intorno al fuoco
bonariamente entra in famiglia
qualche immagine di sterminio.
Così ogni sera si teorizza
la violenza della storia.

Nelo Risi

 

*

 

Di più dobbiamo darci
di chi è a corto di ideali.
Assai di più delle sviste e le rovine,
degli ansanti ” sto morendo”.
E a quel paese i Palazzi,
le conquiste infami, il Potere.
Pelle contro pelle: controsenso,
controvento.
Simili, non  pazzi
in questo spazio spento.
Uno specchio, un po’ di gel sui capelli
dopo i razzi.

Luciano Nota

6 commenti
  1. Ma non dimentichiamo i 40 soldati israeliani morti, anche loro non hanno colpe, li mandano al macello e devono obbedire. Scordiamo che una vita umana vale di più dell’intera Cappella Sistina.

  2. Parlare, anche solo pensare a una premiata macelleria israeliana è da miopi o da pacifisti a senso unico. Provate a vivere in un paese in perenne stato d’assedio e la cui esistenza è negata da quasi tutti i paesi confinanti. Gaza è indubbiamente un lager a cielo aperto, andrebbe smilitarizzata, posta sotto il controllo delle nazioni unite e resa neutrale, oltre che soccorsa e aiutata economicamente. Hamas usa i palestinesi come scudi umani, e questo è un dato di fatto. Non ho ancora sentito nessun lamento per quel che stanno facendo i fondamentalisti del califfato islamico fondato in territorio iracheno, con annesse crocifissioni di chi non si adegua.

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