L’ULTIMA ORA
In cielo
batte l’ora di bronzo e di ferro.
Dentro una stella
batte l’ora di velluto.
L’ora di feltro batte
alla torre della cittadella.
Nell’ora di lana
si sente il tempo vecchio
e si lacera l’ora di carta.
Vicino all’epitaffio del ricco
batte la voce dell’ora di polvere.
Questa notte, sorella,
nessun’ora è suonata.
INCERTEZZA
Pende alla mia finestra
l’erba azzurra del cielo.
Come lungo mille fili
scendono infinite stelle.
L’anima è una spugna
che assorbe le lacrime – lenti
delle stelle – ad una ad una,
bianche lucenti e tremanti.
La lanugine della mia tristezza
si avvolge di notte alla tristezza,
le ciglia di Dio
cadono nel mio calamaio.
Apro il libro: il libro si lamenta.
Cerco il tempo: non c’è tempo.
Vorrei cantare: non canto, esisto,
sembra che io sia e non esisto più.
Il mio pensiero, di chi è pensiero?
In quale racconto o idea
mi viene alla mente che, forse,
ho fatto parte di tutto?
Scrivo qui, curvo, senza memoria
ascoltando la voce strana
dello stagno e del frutteto
e firmo:
Tudor Arghezi
(traduzione di Salvatore Quasimodo)
Tudor Arghezi ( pseudonimo di Ion Theodorescu), poeta romeno, nato a Bucarest il 5 maggio 1880. Abbandona la vita monastica, si dedicò all’attività giornalistica e letteraria. Le sue opere rivelano un delicato lirismo con le parole di bruciante sarcasmo con cui denunciò soprusi e ingiustizie: Accordi di parole (1927), Fiori di muffa (1931), Il piccolo libro della sera (1935), Vento che vuoi da me? (1937), Girotondi (1939). Tra le opere in prosa: Icone di legno (1930), La porta nera (1930), Inno all’uomo (1956). Muore a Bucarest il 14 luglio 1967.