FARE GRUPPO, di Leopoldo Attolico

fare-gruppoDifficile fare gruppo con i creativi, perché anche se provvisti di pregevole creatività sono spesso sprovvisti di umanità: il loro ego vede nel collega altrettanto dotato un competitor con cui nella migliore delle ipotesi dividere i consensi, ma anche ahinoi contendere il quoziente dei consensi che il famoso ego vuole tutti per sé.

L’umanità di cui sopra è ( dovrebbe ) essere amore per il prossimo anche a livello creativo, amore per l’intuizione creativa, il quid che ci arricchisce di nuova conoscenza e non mortifica il proprio talento ma lo stimola. Occorrerebbe un po’ più di modestia; guardare al proprio percorso con il distacco che merita, perché le poche cose egrege che abbiamo prodotto si contano forse sulle dita di una mano. Ed è su queste poche cose che si deve – si dovrebbe – costruire la propria serenità, la propria pace col mondo ( dei colleghi ): la consapevolezza di possedere quella ricchezza interiore che ci ha fatto esistere e durare e produrre per tutta la vita, fortunati in questo, privilegiati da un destino non banale di parole, di colori, di vita.

 

3 commenti
  1. Caro Attolico, a volte è vero, alcuni “creativi” sono paragonabili alla Gloria Swanson di Viale del Tramonto. Posso darti ragione, prova a entrare in un qualsiasi sito di poesia amatoriale scrivi a commento quello che pensi realmente del pezzo che hai letto. Questo solo per fare un basso esempio, le stesse cose avvengono anche ai livelli più “alti” dove l’eletto, il capobastone si crea tutta una corte dei miracoli di favoriti e leccaculo. E’ ovvio che questo fa male a qualsiasi forma creativa, perché annullandone il pungolo critico non ha possibilità di mioversi, crescere, inevitabilmente diventa una putredine ripetuta all’infinito. Voglio pensare a questa tua riflessione come al bonario pungolo di chi, buono, desidera vedere questo mondo crescere e non essere vittima continua dei soliti satrapi. Chi ha un talento lo adoperi e lo metta a disposizione di tutti, senza fare la Gloria Swanson di turno. Grazie, ce n’era bisogno

  2. Chi scrive spesso è un solitario. Credo che la ricerca di umanità dovrebbe essere una ricerca costante, qualsiasi tipo di umanità con particolare interesse a quella nascosta, che non ha voce. Si cerca un equilibrio tra egoismo e gruppo, tra pietas e scongiurare il tiepido da vomitare dalla bocca.

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