Leggere ottomila volumi? ( A proposito dell’intervista di Fabio Fazio a Valerio Magrelli) di Dante Maffia

dante maffiaUn anno fa, alla solita trasmissione dei superintellettuali, condotta da Fabio Fazio, il poeta Valerio Magrelli ha detto che per avere diritto di parlare nel consesso dei letterati, degli uomini di cultura, pare che uno debba avere letto almeno ottomila volumi, altrimenti non deve aprire bocca, e non deve esprimere nessuna opinione e men che meno accingersi a comporre poesie o prose. Evidentemente lui può, e anche Fazio può, perché gli ottomila volumi li hanno letti. Mi domando: li hanno digeriti? Perché i libri non basta leggerli, bisogna capirli e questo può avvenire se si riesce a stabilire con loro una certa complicità, se si riesce a entrare nelle pagine senza pregiudizi e senza spocchia, ascoltando gli autori senza sovrapporsi, senza pretendere di farli passare per la cruna del proprio ago per renderli un’appendice di se stessi.

E poi… se uno di libri ne ha letto settemila e ottocento?

Ma che razza di ragionamenti sono questi? Magrelli mi pare che abbia visitato in Russia la biblioteca di Boris Pasternak che raccoglie poche centinaia di volumi, quelli amati, letti (e digeriti). Un’altra delle biblioteche che ha dato cibo a Singer è di circa trecento volumi, tanto che, quando gli fu assegnato il Premio Nobel, i giornalisti, andati a intervistarlo, gli domandarono più volte dove fosse il resto dei suoi libri.

Valerio Magrelli dimentica (e lo dice uno come me che di libri ne ha letti molto più di ottomila, e me li ricordo anche) che ci sono almeno due modi di leggere: in estensione e in profondità. Ovviamente l’uno non esclude l’altro, ma le genericità non pagano perché la cultura non è mai frutto di ricette, tanto è vero che conosco qualcuno che ha letto circa ventimila volumi e non sa mettere insieme un concetto, anzi non ne possiede uno!

Mi domando qual è la ragione vera per la quale Magrelli ha fatto una affermazione così strampalata. Per far parlare di sé? No, non ce n’era bisogno perché di lui si parla e si sparla ovunque, grazie a una “imposizione” avvenuta  al suo esordio dall’alto, reiterata a ondate successive anche quando il poeta poi ha pubblicato scampoli, tanto che anche quando scrive sciocchezze approssimative sul Sessantotto, l’eco si spande su ogni angolo dello Stivale e anche oltre. Dunque?

Sappiamo tutti che a ‘Che tempo che fa’ “non  si muove foglia che Dio non voglia”, che la trasmissione è palesemente di parte, perciò chi volevano colpire affermando quel che è stato affermato? Chi volevano escludere e da che cosa? Una lotta alla mediocrità? Ma allora Magrelli non conosce gli effetti che i libri possono produrre. A forza di leggerne troppi, se lo si fa male, si può diventare come Mister Kien dell’   Auto da fe’ di Elias Canetti. Diceva Tommaso Campanella che i filologi, gli schedatori fissi del pensiero sono a volte delle enciclopedie viventi ma non elaborano niente, rispondono soltanto alle eventuali domande fornendo un dato. I libri, quelli veri, quelli in cui gli scrittori riescono a mettere nelle parole sangue e palpiti, emozioni e sentimenti, pensiero e ragionamento, sono creature vere e proprie e non possono, non devono essere trattare alla stregua di pillole che  servono a guarire una malattia, per esempio quella dell’ignoranza. Con i libri si fa l’amore. Ottomila donne sono troppe anche in tempi di viagra.

Non se ne può più della iattanza dei poeti “ufficiali”. Se tra l’altro c’è una cosa che fa morire la poesia è l’ufficialità e invece ci si guazza dentro dividendosi gli spazi editoriali e giornalistici e operando per lasciare lontano, nel dimenticatoio, le voci poetiche che hanno qualcosa da dire sul serio.

Chi ha letto ottomila volumi diventa un erudito o che cosa? E quali devono essere questi volumi? Tutti quelli di Liala, di Luciana Peverelli, dei poeti minori in dialetto della Sardegna e della Calabria, le compilazioni di Monaldo Leopardi o le opere del Bartoli e del Segneri? Se Magrelli vuole che la sua boutade sia presa in considerazione faccia l’elenco dettagliato delle ottomila opere, altrimenti noi poveri cristi ci sentiremo disorientati e magari qualcuno si sciropperà la biblioteca del nonno che ha accumulato negli scaffali esattamente ottomila opere sull’allevamento dei maiali nelle varie parti del mondo con curiosità impagabili su quelli di razza nera da cui pare venga fuori un lardo migliore di quello di Colonnata.

Valerio, una volta eri una persona seria, non è che ti sei messo in testa di fare il deputato?

 

20 commenti
  1. Avatar di Maria Grazia Di Biagio
    • Avatar di ninnjdistefano

      Ninnj Di Stefano Busà
      Voi ce lo vedete un Fabio Fazio un superintellettuale? E’ solo un fortunato che è riuascito a infiltrarsi tra le fila di un potere che è sotto gli occhi di tutti…persino gli fanno presentare il Festival di Sanremo! Siano alla fine del paradosso, credo che ormai si stia toccando il fondo per superbia, imbecillità, strapotere, alterazione putrescente di ogni verità, pervertimento di tutte le regole, etc. Niente può tornare normale, perché si va pgni giorno sempre più in un abisso di insipienza, di prepotenza, di rozzo protagonismo senza eguali. Il ns. secolo passerà alla Storia come il più incapace e vanaglorioso esempio di PROTAGONISMO da strapazzo che mai si sia verificato, e quel che è peggio è che viviamo in un mondo ovattato e dentro un associazionismo distorto, senza visuale di “bene”. Chi la spara più grossa è considerato un eroe…Concordo appieno con Dante Maffia. Io ne ho letti solo cinquemila di libri: tra storia, filosofia, letteratura, arte, saggistica, poesia, allora mi posso considerare analfabeta?

  2. Avatar di ninnjdistefano
  3. Avatar di Paolo Ottaviani

    Largamente condivisibili le parole di Dante Maffia… ma un filo di distacco e di ironia in più avrebbe meglio evidenziato l’iperbole: “ottomila libri” sta per “tantissimi, innumerevoli libri” in scontata polemica con la scarsa lettura anche da parte di alcuni addetti ai lavori… dimenticando che la Poesia può fare a meno di moltissime cose… talvolta anche degli stessi libri!

  4. Avatar di Paolo Ottaviani

    Grazie, gentile Giorgina. Mi permetto di riproporre, per stare ironicamente sul tema, un sonetto del Belli che rispondeva assai in anticipo al futuro concittadino poeta:
    ER MERCATO DE PIAZZA NAVONA
    Ch’er mercordì a mmercato, ggente mie,
    Sce ssiino ferravecchi e scatolari,
    Rigattieri, spazzini, bbicchierari,
    Stracciaroli e ttant’antre marcanzie,
    Nun c’è ggnente da dì. Ma ste scanzie
    Da libbri, e sti libbracci, e sti libbrari,
    Che cce vienghen’a ffà? ccosa sc’impari
    Da tanti libbri e ttante libbrarie?
    Tu ppijja un libbro a ppanza vòta, e ddoppo
    Che ll’hai tienuto pe cquarc’ora in mano,
    Dimme s’hai fame o ss’hai maggnato troppo.
    Che ppredicava a la Missione er prete?
    “Li libbri nun zò rrobba da cristiano:
    Fijji, pe ccarità, nnu li leggete.”

  5. Avatar di Giorgina Busca Gernetti
  6. Avatar di iago sannino

    Facciamo un rapido conto: per il tuo compleanno gli amici ti regalano un libro, molti te li compri da solo, lavori e hai una famiglia, quindi torni a casa e dedichi quel che resta a loro, moglie compresa. Io ho mangiato circa 600 libri, ne ascolto circa 15 l’anno. Ottomila per 5 euro fa 40mila euro; ora o mi licenzio e dedico tutto il mio tempo alla lettura, chiedendo però a Magrelli i soldi per comprare i libri e campare la mia famiglia, o sono fuori dal mondo letterario. A lui la scelta.
    Ps: facile parlare con le spalle coperte.

  7. Avatar di monica martinelli

    Ritengo anche io che la frase di Magrelli fosse ironica, o quanto meno provocatoria, che faceva riferimento all’aver letto tanti tanti libri. Magrelli è troppo intelligente per considerare analfabeti tutti quelli che non ne hanno letti ottomila! e poi sarebbe anche offensivo e discriminatorio. Inoltre sappiamo (e lo sa bene anche Magrelli) che seppure è importante, anzi fondamentale leggere molto, il valore artistico e poetico di una persona non è necessariamente e direttamente proporzionale alla quantità di libri che ha letto. In ogni caso condivido le considerazioni di Dante Maffia sul come si legge, sull’estensione e la profondità.
    saluti
    mm

  8. Avatar di iago sannino

    Quel che sta accadendo è che i poeti, diciamo affermati, stanno convergendo nello stabilire una certa aristocrazia poetica e Magrelli ne è un promotore, questo è indubbio.

  9. Avatar di il Golem femmina

    Boutade: l’avrei scelta anch’io come chiave di lettura. Magrelli ha il nuovo libro in uscita, magari ha esagerato per questo. Dove sia il luogo dello spirito in cui poi vanno a depositarsi le emozioni, le sentenze, gli aiuti, i cammini, le sparizioni e tutta la vita dei grandi libri, questo potrebbe essere l’interrogativo, mica il conteggio del deposito fisico dei libri. Poi perché mai rigettare l’idea di un libro che si continui a leggere per tutta la vita, perché ogni volta è un libro diverso dalla prima lettura quella che fai a sedici anni, poi quando cambi casa o divorzi, poi quando ne hai ancora bisogno o non lo vuoi prestare a nessuno: questo libro per quanti libri letti vale?

  10. Avatar di Maria Grazia Di Biagio

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