Quando ritornerò al mio paese,
magari fra cinquant’anni,
dopo aver visitato la vecchia casa
e passeggiato nel corso principale,
porterò un fiore alla mia tomba.
Avevo lasciato detto ai familiari
di non portarmi fiori ma del pane,
e adesso sono imbarazzato per il ripensamento
e per aver pensato a un malvone
di quelli rossi che sono un pugno agli occhi.
Farò il viaggio il due di novembre
quando tutti vanno al cimitero
per onorare i defunti.
Vestito a questo modo
tutti mi guarderanno incuriositi
domandandosi chi è il bizzarro forestiero.
E Michele il sospettoso
avviserà i carabinieri
della mia presenza.
Non risponderò a nessuna domanda
e alla minima distrazione
toglierò il grigio dalle tombe
con grande meraviglia di tutti.
Poi il silenzio sarà misto al buio.
Me ne andrò arrabbiato e sconsolato
perchè mi aspettavo di trovare
almeno una margherita
sotto la mia foto sbiadita.
*
Cancellate le tracce
di quell’altro me che giudicava
e si dispiaceva delle cose incompiute
o trascurate. Quasi un deposito
d’occhi un po’ miopi
un po’ presbiti un po’ astigmatici.
*
La rabbia può servire a mutilare
chi la adopera e chi la riceve.
E può far danzare in calzoncini corti
e con l’affanno che sempre si mostra
in condizioni di difficoltà.
Solo la rabbia avevo e certi scampoli
di letture da Macchiavelli.
E stavo in agguato
sulle sue pagine auscultando le iperboli
e le magnificenze della forma.
Macchiavellico il mio sguardo,
il mio pensiero,
la mia psiche e la mia dimora,
macchiavellici
i mandorli fioriti e le ginestre indorate
dai flussi di giallo che si doleva
negli anfratti e si cimentava
con l’oro delle scaturigini.





Questa è una proposta in linea con l’attualità! Grazie a Dante Maffia.
“Quando ritornerò al mio paese
(…)
porterò un fiore alla mia tomba.”
Le proprie radici non si cancellano dall’animo.
Per me la tomba sarà, almeno spero, nella mia città natale. Non importa se la cappella sarà spoglia di fiori.
Giorgina Busca Gernetti
Fiori o non fiori è come sempre il linguaggio a fare la differenza e a tenere a bada l’emotività , qui risolta guardandola da lontano con le parole della partecipazione e del distacco , come rivolte a se stesso e non al lettore : il privato che diventa pubblico con la sordina dell’ego .
leopoldo attolico –
I fiori non sono “la poesia” ma sono talvolta presenti “nella poesia”. Capita anche di trovarli “intrisi di poesia” e perciò ispiratori di canto. Basta leggere i “Sonetti a Orfeo” di Rainer Maria Rilke.
Giorgina Busca Gernetti
L’invito ad entrare nel labirinto dello sguardo di Dante Maffia è irrinunciabile. Grazie Luciano per averci portato nelle siepi dei suoi versi.