Anna Frank nasce nel 1929 a Francoforte sul Meno. Trasferitasi ad Amsterdam nel 1933, alla presa del potere da parte di Hitler, vive nascosta in un appartamento della città dal 1942 al 1944. In questo periodo scrive in olandese un diario e alcuni racconti e fiabe, prima di essere presa e deportata nel campo di concentramento di Bergen Belsen, dove muore nel 1945. Il Het Achterhuis (1947; Il diario di Anna Frank, prima edizione Torino 1954), fatto pubblicare dal padre, unico sopravvissuto della famiglia, nel 1947, è un eccezionale documento umano, non privo di valore letterario, della reclusione, delle ansie e delle speranze di un’adolescente nel tragico contesto dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Il diario ha inizio il 12 giugno del 1942.
“Spero che ti potrò confidare tutto,
come non ho mai potuto fare con nessuno,
e spero che sarai per me un gran sostegno“.
Anna Frank, 12 giugno 1942
Domenica, 14 giugno 1942
Venerdì 12 giugno ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d’alzarmi, e così dovetti frenare la mia curiosità fino alle sei e tre quarti. Allora non potei più tenermi e andai in camera da pranzo, dove Moortje, il gatto, mi diede il benvenuto strusciandomi addosso la testolina. Subito dopo le sette andai da papà e mamma e poi nel salotto per spacchettare i miei regalucci. Il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni. Poi un mazzo di rose, una piantina, due rami di peonie: ecco i figli di Flora che stavano sulla mia tavola quella mattina; altri ancora ne giunsero durante il giorno. Da papà e mamma ebbi ina quantità di cose, e anche i nostri numerosi conoscenti mi hanno veramente viziata. Fra l’altro ricevetti un gioco di società, molte ghiottonerie, cioccolata, un “puzzle”, una spilla, la “Camera Obscura” di Hildebrand, le Leggende Olandesi” di Joseph Cohen, le “Vacanze di Montagna di Daisy”, un libro straordinario, e un po’ di denaro, così che mi potrò comperare i “Miti di Grecia e di Roma”. Che bellezza! Poi Lies venne a prendermi e andammo a scuola. Nell’intervallo offrii dei biscottini ai professori e ai compagni e poi ci rimettemmo al lavoro. Ora devo smettere di scrivere. Diario mio, ti trovo tanto bello!
Martedì, 10 novembre 1942
Cara Kitty,
grandi notizie! accoglieremo un ottavo inquilino clandestino. Quanto a noi, eravamo sempre stati d’opinione che qui potesse comodamente alloggiare e mangiare una persona in più. Avevamo solamente paura di pesare troppo su Koophuis e Kraler. Quando di fuori giunsero notizie sempre più gravi sugli orrori della persecuzione antisemita, papà interpellò i nostri due protettori ed essi approvarono in pieno l’idea. «Il pericolo è tanto per sette quanto per otto» dissero giustamente. Avuto il loro consenso, abbiamo passato in rassegna la cerchia delle nostre conoscenze per trovare una persona, che vivesse abitualmente da sola, e fosse adatta a essere accolta nella nostra famiglia di clandestini. Non fu difficile scovare chi avesse questi requisiti. Scartati da papà tutti i membri della famiglia Van Daan, la nostra scelta cadde su un dentista, un certo Albert Dussel, la cui moglie, fortunata lei, è già all’estero. Dicono che sia un uomo tranquillo e, se si può giudicare da una superficiale conoscenza, sembra possa andare d’accordo sia con noi che coi Van Daan. Anche Miep lo conosce, cosicché si potrà incaricare lei di provvedere a sistemarlo presso di noi. Se viene, Dussel dovrà dormire in camera mia al posto di Margot, che passerà nella branda.
La tua Anna
Domenica, 13 giugno 1943
Cara Kitty,
la poesia scritta da papà per il mio compleanno è troppo bella perché io non te ne faccia parte. Siccome papà verseggia di solito in tedesco, Margot dovette provvedere alla traduzione. Giudica tu dal brano che ti trascrivo se Margot non se l’è veramente cavata in modo brillante. Dopo il solito breve riassunto degli avvenimenti dell’anno, la poesia prosegue così:
“Tu qui sei la più giovane sebben non più piccina
Ma la vita è difficile; la sera e la mattina
Tutti quanti s’affannano a farti la lezione,
E così te la contano in qualunque occasione:
“Ascolta noi adulti: ne abbiamo di esperienza!
La vita ci ha insegnato la sua sì ardua scienza”.
Più si diventa vecchi e più cose s’impara;
Questa è la vecchia regola, pur se ti sembra amara.
Ogni nostro difetto ci sembra assai piccino,
Per questo critichiamo facilmente il vicino.
Perciò, buona, sopporta questi tuoi genitori,
Cerchiam di giudicarti senza falsi timori.
Tu lasciati correggere, bimba, non t’arrabbiare.
Anche se queste pillole sono talvolta amare.
E’ meglio far così, per stare in armonia,
Mentre il tempo che passa il soffrir porta via.
Tu qui rinchiusa leggi e studi tutto il dì,
Chi mai pensato avrebbe di vivere così?
Tu sei così fra noi un soffio d’aria pura
E solo ti lamenti: “Mi arriva alla cintura
La camicia più lunga e non ho più braghette.
Che cosa indosserò? Le scarpe sono strette,
Per metterle dovrei tagliarmi via le dita.
Oh Dio come mi angustiano i guai della vita!”.
Margot non è riuscita a tradurre in rima alcuni versi di argomento alimentare, e perciò li ho lasciati da parte. Non trovi bella la poesia? Per di più sono stata assai viziata e ho ricevuto molte belle cose, fra l’altro un libro sul mio argomento preferito, la mitologia dei greci e dei romani. Nemmeno i dolci mi sono mancati; tutti hanno versato le loro ultime riserve. Mi hanno trattata come la beniamina della famiglia, onorandomi di più di quanto io meriti.
La tua Anna
Mercoledì, 23 febbraio 1944
Cara Kitty,
da ieri il tempo è splendido fuori, e io sono molto animata. Vado quasi ogni mattina nel solaio, dove lavora Peter, per liberarmi i polmoni dall’aria viziata della stanza. Mi siedo per terra nel mio posticino preferito e guardo il cielo azzurro, il castagno brullo sui cui rami scintillano piccole goccioline, i gabbiani e gli altri uccelli che fendono l’aria e sembrano argentati. Egli stava in piedi col capo appoggiato alla grossa trave, io seduta, respiravamo l’aria fresca, guardavamo fuori e sentivamo che c’era qualcosa che non bisognava interrompere colle parole. Rimanemmo a lungo così, e quando egli dovette salire in soffitta a spaccar legna, sapevo che è proprio un bel ragazzo. Si arrampicò per la scaletta, io lo seguii e per tutto il quarto d’ora che spaccò legna non dicemmo parola. Dal mio posto di osservazione lo guardavo e capivo che cercava di far del suo meglio per mostrarmi quanto era forte. Ma guardavo anche dalla finestra aperta, sopra un grande settore di Amsterdam, sopra tutti i tetti fino all’orizzonte, tanto luminoso e azzurro che la linea di separazione non era chiaramente visibile. “Finché questo c’è ancora” pensai “e io posso godere questo sole, questo cielo senza nuvole, non ho il diritto di essere triste.” Per chi ha paura, o si sente incompreso e infelice, il miglior rimedio è andar fuori all’aperto, in un luogo dove egli sia completamente solo, solo col cielo, la natura e Dio. Soltanto allora, infatti, soltanto allora si sente che tutto è come deve essere, e che Dio vuol vedere gli uomini felici nella semplice bellezza della natura. Finché ciò esiste, ed esisterà sempre, io so che in qualunque circostanza c’è un conforto per ogni dolore. E credo fermamente che ogni afflizione può essere molto lenita dalla natura. Oh, chi sa che fra non molto io possa dividere questa gioia esuberante con qualcuno che la senta come la sento io!
La tua Anna
Venerdì, 9 giugno 1944
Cara Kitty,
l’invasione va a gonfie vele. Gli alleati hanno preso Bayeux, villaggio sulla costa francese, e combattono ora attorno a Caen. E’ chiaro che lo scopo è di tagliar fuori la penisola su cui è Cherbourg. Ogni sera i corrispondenti di guerra parlano delle difficoltà che incontra l’esercito invasore, del coraggio e dell’entusiasmo dei combattenti, e raccontano episodi addirittura incredibili. Anche dei feriti, già di ritorno in Inghilterra, hanno parlato al microfono. Nonostante il pessimo tempo gli aviatori volano continuamente. La B.B.C. ha informato che Churchill avrebbe voluto seguire le truppe d’invasione, ma ne è stato dissuaso da Eisenhower e da altri generali. Pensa un po’ che razza di coraggio ha quel vecchio, che è certamente già vicino ai settant’anni. Qui l’emozione si è già alquanto calmata, però speriamo che alla fine dell’anno la guerra sia terminata. Sarebbe ora! Le ciarle della signora Van Daan sono insopportabili; ora che non può più scherzare sull’invasione, blatera tutto il giorno sul cattivo tempo. Verrebbe voglia di ficcarla in una tinozza d’acqua fredda in soffitta.
La tua Anna
Venerdì, 21 luglio 1944
Cara Kitty,
l’animo mi si apre alla speranza, finalmente va bene! Sì, davvero, le cose vanno bene! Notizie strepitose! E’ stato commesso un attentato alla vita di Hitler, e non da ebrei comunisti o da capitalisti inglesi, ma da un generale tedesco di pura schiatta germanica, che è conte e inoltre ancor giovane. La Divina Provvidenza ha salvato la vita a Hitler che purtroppo se l’è cavata con qualche scalfittura e qualche scottatura. Alcuni ufficiali e generali del suo contorno sono rimasti uccisi o feriti. Il principale attentatore è stato fucilato. E’ la prova migliore che molti generali e ufficiali ne hanno abbastanza della guerra e vedrebbero volentieri Hitler andare all’inferno. Il loro scopo è di formare una dittatura militare dopo la morte di Hitler, conchiudere la pace con gli alleati, armarsi di nuovo e dopo una ventina d’anni ricominciare la guerra. Forse la Provvidenza ha rimandato appositamente il momento di toglierlo di mezzo, perché è molto più facile e vantaggioso per gli alleati lasciare che gli immacolati germani si ammazzino fra di loro; tanto lavoro di meno per i russi e per gli inglesi che tanto più presto potranno cominciare a ricostruire le loro città. Ma non siamo ancora a questo punto, e non voglio affatto precorrere gli eventi gloriosi. Però nota bene che quanto dico è la pura realtà, che sta in piedi da sola; una volta tanto non sto cianciando di alti ideali. Hitler è stato così amabile da comunicare al suo fido e devoto popolo che da oggi in poi tutti i militari debbono ubbidire alla Gestapo, e che ogni soldato il quale sappia che il suo superiore è coinvolto in questo vile e spregevole attentato, deve abbatterlo senza ombra di processo. Sarà una bella storia. Fritz ha i piedi che gli fanno male a forza di camminare, il suo ufficiale lo redarguisce. Fritz afferra il fucile, grida: “Tu vuoi assassinare il Führer, ecco la ricompensa!”. Uno sparo e l’altezzoso capo, che ha osato fare una ramanzina a Fritz, è entrato nella vita eterna (o morte eterna?). Finirà che i signori ufficiali se la faranno addosso dalla paura quando incontreranno un soldato o dovranno dare un ordine, perché i soldati oseranno dire e fare più di loro. Capisci qualcosa, o sono stata troppo pasticciona? Non ci posso far nulla, la prospettiva di potermi di nuovo sedere sui banchi di scuola in ottobre mi rende troppo allegra per essere logica. Ohi-làlà, non ti ho detto proprio adesso che non voglio essere troppo avventata nelle mie speranze? Perdonami, non per nulla mi chiamano un “fastello di contraddizioni”!
La tua Anna.
EPILOGO
Qui finisce il diario di Anna. Il 4 agosto 1944 la polizia tedesca fece un’irruzione nell’alloggio segreto. Tutti i rifugiati clandestini e anche Kraler e Koophuis furono arrestati e condotti in campi di concentramento tedeschi od olandesi. L’alloggio segreto fu perquisito e saccheggiato dalla Gestapo. In un mucchio di vecchi libri, riviste e giornali rimasti per terra, Elli e Miep trovarono il diario di Anna. Salvo alcune parti che non hanno interesse per il lettore, il testo originale è stato stampato integralmente. Dei rifugiati si salvò solamente il padre di Anna, mentre Kraler e Koophuis resistettero alle privazioni del campo di concentramento olandese e fecero ritorno alle loro famiglie. Anna morì nel marzo 1945 nel campo di concentramento di Bergen Belsen, due mesi prima della liberazione dell’Olanda.
L’ha ribloggato su "LA GROTTA DELLE VIOLE" di Giorgina Busca Gernetti.