Luigi Vanvitelli nato a Napoli nel 1700 ( il padre Gaspare era un pittore di origine olandese trapiantato in Italia) è una figura nodale del passaggio dal Barocco al Neoclassicismo, ed è tra i massimi esponenti dell’architettura settecentesca italiana. Si forma a Roma, dove nel 1726 diventa architetto della fabbrica di San Pietro e nel 1750 opera il consolidamento della cupola michelangiolesca. Nel frattempo viene anche invitato da papa Clemente XII nelle Marche, dove costruisce varie chiese tra cui quella del Gesù ad Ancona. Chiamato a Napoli da Carlo di Borbone realizza il grande complesso della Reggia di Caserta, gioiello del barocco campano. Il Vanvitelli, assistito da una squadra d’ingegneri e di scultori, compone a metà settecento il suo capolavoro. La Reggia, la Versailles dei Borboni di Napoli, si sviluppa intorno a quattro grandi cortili ed è attraversato da un asse prospettico che la collega al viale principale dell’ampio parco, sormontato da cascate. L’ingresso è reso monumentale dalla presenza di alte colonne dal sapore antico. La facciata che volge al giardino è scandita da maestose paraste. Un acquedotto (detto Carolino) porta le acque sino alla collina di fronte all’immenso parco: ne sgorga una grande cascata ai piedi della quale si ergono, disposte fra le rocce come in un quadro vivente, le statue di Diana e delle sue ninfe, di Atteone e dei suoi cani; più in là Eolo e i suoi venti; Venere e Adone appaiono in altri scenari di acqua, di rocce, di fronde. La Reggia è il magnifico esempio di integrazione tra architettura e parco. Luigi Vanvitelli muore a Caserta nel 1773.