riverberi
specchiarmi nella tua vivida dolcezza
mi rende giovane da sempre
tu sei vita che sgorga da sinuose vene
scaturigini nascoste nella terra
aspiro da te la forza che sfuma in un sorriso
quel deciso splendore all’alba del tuo viso
se tu ti specchi in me, ritroverai magri germogli
l’emozione che non sfocia nella vita
da aridi semi della terra, ma quella guerra
che ho perso sfidando ogni buon senso
ora che la maschera di ossigeno
occlude ogni mio suono, non bastano gli occhi
a riflettere l’amore che non muore
e se tu mi lascerai saprò capirti, amore mio,
perché quello che mi hai dato è più fecondo
del coito distratto che mi rese a questo mondo
al fiume
sull’argine, incerto a rivelare
quel segreto, foriero dell’incontro
che tu sai contenere nei silenzi,
quasi fiume dissolve le certezze:
è che l’essenza d’ogni gesto
sottende amore che fingi d’ignorare,
se invento parole a doppio senso
che il dubbio schiariscano esitante.
temo di perderti ancora nelle offese
mentre mi nutro di altre aspettative,
non sai che ti amo e non lo dico
perché potrei ferirti questa volta
se tu capissi che ora per averti
ho finto il piacere d’incontrarti
strada del mare
per istinto, sapore di crepuscolo amaro,
strade e vicoli ciechi ho violato
ho tentato ardite scoscese
e mi sono umiliato ai tuoi piedi
per chiederti aiuto
la strada del mare
– traspariva in altra limpidità –
era quasi opaca nel silenzio di settembre,
le macchine passavano lente
e il confine era un sogno indistinto
in quel meriggio assolato
sedevi, chiaroscura parvenza
di occhi che mai piú ritroverò,
avevi il sereno velato e io
mi avvicinai inquieto
se disegnare, increscioso,
il valico oscuro di un bacio
eppure fu amore,
destino tra le dita scivolato,
fu lo strazio vivo d’un possesso immediato
nell’assenza di persiane consunte
di parole dissolte d’infinito
di catene, pesanti catene efferate
tentai o raggiunsi la vita
nell’abbrivo irridente, ancora smarrita,
amai lo schiaro prodigio di un’ombra
che rovinò dai deserti del cielo
ma non fu, non è dolce gioco,
e t’inseguii per i tuoi nuovi sentieri
mentre la luna impaziente
uscì dal cavo del mare
Donato Loscalzo
Profondi sentimenti e stati d’animo colti in situazioni differenti e molteplici sfumature, che la padronanza delle parole, dei suoni, di una originale struttura stilistica, traducono in versi espressivi, di genuina armonia, aperti ad interpretazioni plurime. In queste, come in tutte le sue creazioni liriche, il Nostro vi infonde coerenza interna e ritmo, una musicalità che scorre limpida e sonora da spingerci a rileggerle , e a godere delle risonanze che i versi suscitano in noi. Musicalità e poesia sembrano costituire le autentiche aspirazioni dell’autore: ” La strada del mare…in quel meriggio assolato \ sedevi, chiaroscurali parvenza / di occhi che mai più ritrovero’, avevi il sereno velato e io \ mi avvicinati inquieto \ se disegnare, increscioso, il valico oscuro di un bacio….”
“tentai o raggiunsi la vita \ nel l’abbrivio irridente, ancora smarrita, \ amai lo schiaro prodigio di un ombra \ che rovinò dai deserti del cielo…”
Le parole affiorano, i versi giungono inaspettati “quando le emozioni si eclissano e gli amori si dissolvono”
Volendo interpretare la radice ispiratrice delle poesie e il titolo della silloge, “l’amore, invece” dobbiamo tener conto che la produzione lirica di Donato Loscalzo è lirica pura, aperta iversi n rapporto alle sensibilità del lettore. Per me il poeta sembra voler esprimere il seguente messaggio: l’amore non è solo desiderio, passione, Eros, ma sentimento, l’essenza stessa della nostra esistenza, che dà senso al nostro vissuto, soggetto al ritmo del tempo, al ciclo delle stagioni, al volere e non potere, all’ansia, alla memoria, al suo stato d’animo che muta. Partenze. Ritorni. Attese. Buoni propositi e ripetute erranze. L’ amore è soprattutto sorgente di vita e di poesia autentica.
…….un piacere leggerti…piacere Paola.