“Tragedia greca”. La culla della nostra civiltà va sostenuta

veduta_partenoneSpetta a chi studia filosoficamente la politica prendere in considerazione il piacere e il dolore: infatti egli è l’architetto che stabilisce il fine, guardando al quale noi dichiariamo che ciascuna cosa è, in assoluto, buona o cattiva“.

Aristotele, Etica Nicomachea VII, 1152b

Nella letteratura greca si possono distinguere i seguenti periodi: periodo delle origini  o miceneo (dal principio del II millennio al X-IX secolo a.C.); periodo ionico arcaico (IX-VIII a.C.); periodo ionico recente (dal principio del VII sec. Al principio del V sec. A.C.); periodo attico (dal principio del V sec. Alla fine del IV a.C.); periodo alessandrino (dal principio del III sec. Alla prima metà del I sec. a.C.); periodo greco romano (dalla seconda metà del I sec. a.C. al 529 d.C.). La storia della letteratura greca si apre per noi con l’Iliade e l’Odissea. I concetti informatori di questi due poemi, soprattutto l’idea di giustizia, stanno alla base delle Opere di Esiodo, elette, con i poemi omerici, a fondamento di tutta l’etica presocratica, variamente sviluppata, in senso eroico e politico, nelle Elegie di Callino, di Tirteo e di Solone, in senso squisitamente morale in Teognide  e in Focilide. Con i grandi poeti lirici del VII e del VI secolo i rapporti tra uomo e cosmo si trasferiscono per intero nello spirito dell’uomo, ricordiamo Archiloco, Alcmane, Alceo, Saffo. Di qui anche traggono origine l’indagine naturalistica dei primi filosofi ionici, Talete, Anassimene,Anassimandro, volta alla ricerca di un principio unico del cosmo, e gli interessi storici, geografici ed etnografici, dei più antichi logografi. Nell’imponente processo che, tra la fine del VI sec. e il principio del V, porta lo spirito dell’uomo greco dell’età arcaica a una nuova e più profonda maturazione, la poesia di Pindaro rappresenta lo splendido fallimento dell’aristocratico tentativo di richiamare l’uomo ai valori della religiosità arcaica. Nascono, al principio del V sec., la tragedia e la commedia, rispettivamente rappresentate da Eschilo, Sofocle ed Euripide e da Cratino, Eupoli e Aristofane. Verso la fine del V sec. l’uomo greco si abbandona a un’incondizionata spregiudicatezza speculativa che, preparata da Eraclito e Anassagora, coi sofisti lo spinge a sottoporre a critica serrata tutti i valori tradizionali, proclamando i supremi diritti della ragione anche di fronte all’infinita potenza degli dei.180px-Hermes_di_Prassitele,_at_Olimpia,_front Figlio della sofistica fu Tucidite: a questo genere nuovo, ben presto distintosi in politico e giudiziario, sono legati i nomi di Lisia e di Isocrate, ma soprattutto quello di Demostene. Al principio del IV sec., l’uomo si sente chiamato a operare una nuova scelta: se il bene non risiede più negli dei, allora deve necessariamente risiedere nello spirito dell’uomo. Con la scelta fatale del carcere, Socrate seppellisce per sempre l’etica greca arcaica e proclama che è meglio per l’uomo ricevere il male piuttosto che farlo. Alla rivoluzionaria affermazione socratica Platone e Aristotele forniscono nel IV sec. gli strumenti concettuali. Divenuto il pensiero attività esclusiva dei filosofi, i poeti tragici e comici si volgono alla ricerca di forme più consone allo spirito dell’uomo nuovo. L’età Alessandrina o ellenismo è sostanzialmente un’età di cultura, piuttosto che di genuino slancio creativo. Al principio del III sec. la giovane Alessandria si sostituisce ad Atene. Alla corte dei Tolomei convengono i più celebri poeti, Teocrito, CallimacoApollonio Rodio, oltre che drammatici e scienziati famosi. La poesia si impone per la prima volta un’estetica codificata attraverso la polemica tra Callimaco e Apollonio. Caratteristiche di questo periodo sono la riesumazione del mimo, soprattutto a opera di Teocrito e di Eroda, e la poesia epigrammatica, che si compendia nelle antologie Palatina e Planudea e conta poeti autentici in Asclepiade, Leonida, Meleagro, Filodemo. L’epica muore precocemente: fallito il tentativo di rinverdirne le fortune, operato da Apollonio Rodio, essa ritrova solo assai tardi, con Nonno, un guizzo di vitalità. Già all’inizio dell’era volgare la poesia appare sopraffatta dalla prosa. La conquista romana tra il II e il I sec. a.C. aveva riacceso gli interessi per la storia, e Polibio aveva tentato di ripetere il miracolo tucidideo. Ma più tardi, in piena età imperiale, in Plutarco e in Luciano si ritrovano gli esponenti più significativi della nuova cultura, orientata in senso assolutamente moralistico o destinata ad appiattirsi sempre di più nelle vuote esercitazioni dei nuovi sofisti. Romanzieri come Longo Sofista, pensatori come Epitteto, Marco Aurelio o Giuliano l’Apostata meritano certo un ricordo ma come frutti tardivi di una tradizione gloriosa e ormai moritura. 220px-Calyx-krater_Louvre_CA929L’arte si sviluppò con caratteri originali attraverso varie fasi stilistiche. Dopo il crollo del mondo miceneo, si aprì una fase di formazione che vide, nella ceramica dipinta, l’affermarsi dello stile “geometrico”. Seguì il periodo arcaico (VII-V sec. a.C.) durante il quale sorsero i grandi templi dorici e ionici (a Corinto, Olimpia, Delfi, nella Magna Grecia, ecc.) e si svilupparono la scultura (Kòrai e Koùroi) e la ceramica attica, a figure nere e a figure rosse. Dopo il periodo intermedio dello “stile severo” (480-450 a.C.) vi fu la splendida fioritura dell’ “arte classica”, cui appartengono i nomi di Fidia, PolicletoScopa, Prassitele, Lisippo, Apelle; massimo esempio dell’architettura classica è il celebre complesso dell’Acropoli di Atene. L’età ellenistica, dal IV sec. alla conquista romana, ebbe i suoi centri a Rodi, Pergamo, Alessandria d’Egitto; l’arte di questo periodo, aperta a influssi extraellenici, fu caratterizzata da drammaticità, naturalismo, movimento e gusto scenografico.

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