Tre poesie di Antonio Machado

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Antonio Machado nasce a Siviglia nel 1875. Un anno prima era nato il fratello Manuel, anch’egli poeta, che influenzerà non poco la sua poesia. All’età di otto anni la famiglia si trasferisce a Madrid, a seguito della nomina di suo nonno a preside della facoltà di Scienze di quell’università. La morte del padre nel 1893, quella del nonno nel 1895, lasciano la famiglia in precarie condizioni economiche. Ad aggravare tali condizioni la morte della nonna nel 1904. Pubblica il suo primo libro nel 1903, Soledades (Solitudini) che attirò l’attenzione  negli ambienti modernisti. Nel 1912 esce Campos de Castilla (Campi di Castiglia). Un anno importante fu il 1917, escono infatti in quell’anno Paginas escogidas (Pagine scelte) e il volume Poesias completas preparata dallo stesso Machado. Nel 1924 pubblica Nuevas canciones (Nuove canzoni). Da posizioni vicine al modernismo e al simbolismo (Solitudini) sviluppò una poetica personale tesa a una rivalutazione del tempo, della natura, del sentimento intimista ( Campi di Castiglia, Nuove canzoni). Centrale è la figura del poeta-uomo che discerne nel proprio interno gli universali del sentimento, purificato dal naturalismo ottocentesco e dal lamentoso verlainismo. Nell’ultima produzione (i saggi di Abel Martin e Juan de Mairena, 1936) divengono preminenti gli interessi filosofici. Machado  muore a Colliure, un paesino del sud della Francia, il 22 febbraio 1939.

 

JARDIN

Lejos de tu jardín quema la tarde
inciensos de oro en purpurinas llamas,
tras el bosque de cobre y de ceniza.
En tu jardín hay dalias.
¡Malhaya tu jardín!… Hoy me parece
la obra de un peluquero,
con esa pobre palmerilla enana,
y ese cuadro de mirtos recortados…
y el naranjito en su tonel… El agua
de la fuente de piedra
no cesa de reír sobre la concha blanca.

 

GIARDINO

Lungi dal tuo giardino arde la sera
incensi d’oro in fiamme porporine,
dietro il bosco di cenere e di rame
Dalie del tuo giardino.
Malnato il tuo giardino!. Oggi mi sembra
l’opera d’un barbiere,
con quella miserina palma nana
e l’aiuola di mirti ritagliati…
e l’arancino nel barile… L’acqua
della fonte di pietra
non cessa il riso nella conca bianca.

 

EN LA DESNUDA TIERRA DEL CAMINO

En la desnuda tierra del camino
la hora florida brota,
espino solitario,
del valle humilde en la revuelta umbrosa.

El salmo verdadero
de tenue voz hoy torna
al corazón, y al labio,
la palabra quebrada y temblorosa.

Mis viejos mares duermen; se apagaron
sus espumas sonoras
sobre la playa estéril. La tormenta
camina lejos en la nube torva.

Vuelve la paz al cielo;
la brisa tutelar esparce aromas
otra vez sobre el campo, y aparece,
en la bendita soledad, tu sombra.

 

LUNGO LA NUDA TERRA DELLA STRADA

Lungo la nuda terra della strada
sboccia l’ora fiorita,
biancospino solingo,
d’umile valle nella svolta ombrosa.

oggi con voce tenue
al cuore, e sulle labbra
la parola interrotta e trepidante.

Dormono i vecchi mari miei; si smorza
il suono delle spume
sopra la spiaggia sterile.

Lontano va la bufera nella nube torva.
Torna la pace in cielo;
la brezza tutelare ancora aromi
sparge sui campi, e nella benedetta
solitudine appare la tua ombra.

 

SI YO FUERA UN POETA

Si yo fuera un poeta
galante, cantaría
a vuestros ojos un cantar tan puro
como en el mármol blanco el agua limpia.
Y en una estrofa de agua
todo el cantar sería:
“Ya sé que no responden a mis ojos,
que ven y no preguntan cuando miran,
los vuestros claros, vuestros ojos tienen
la buena luz tranquila,
la buena luz del mundo en flor, que he visto
desde los brazos de mi madre un día”.

 

SE IO FOSSI UN POETA

Se io fossi un poeta
galante, canterei
agli occhi vostri un canto così puro
come sul marmo bianco l’acqua chiara.
E in una strofa d’acqua
tutto il canto direbbe:
“So già che non rispondono ai miei occhi,
che vedono e guardando nulla chiedono,
i vostri chiari; hanno i vostri occhi
la calma buona luce,
luce del mondo in fiore, che un mattino
ho visto dalle braccia di mia madre”.

(traduzione di Oreste Macrì)

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