Sappiamo pochissimo di Giorgione da Castelfranco. Nasce intorno al 1478 a Castelfranco Veneto e muore, poco più che trentenne, a Venezia nel 1510 durante un’epidemia di peste. La sua non è un’istruzione artistica canonica, non va a bottega, frequenta infatti i circoli umanistici veneziani. La sua è dunque un’interpretazione meditata e colta dell’Umanesimo veneziano, che fa perno sul rapporto tra uomo e natura ponendo l’esperienza diretta della realtà come unico strumento di conoscenza, e quindi rivalutando il ruolo dei sensi contro le strutture intellettuali. La sua pittura verrà definita “tonale”, che è il grado di luminosità di un colore, cioè la sua capacità di riflettere la luce. Questo significa che al riempimento di un disegno si preferisce un accordo armonioso di zone di colore in stretto rapporto tra loro, fuse dalla luce in un tono dominante. Un esempio di questa impostazione innovativa è la Madonna in trono fra san Liberale e san Francesco, del 1505, che coniuga il tema classico della Madonna in trono con un’attenzione nuova verso il personaggio. L’accattivante semplicità visiva e insieme il complesso sistema di significati sono una costante di tutte le opere di Giorgione, così come l’importanza dell’elemento naturalistico. Lo possiamo riscontrare in altre due opere celeberrime, I Tre filosofi, del 1505 circa, diventati di volta in volta le Tre età dell’uomo o le Tre epoche della filosofia, le Tre fasi dell’esperienza o i Tre re Magi, in cui i personaggi sono immersi nella natura, e la Tempesta, del 1505-1508 circa, in cui la natura stessa prende il sopravvento sulle figure.
La Madonna in trono fra san Liberale e san Francesco
I Tre filosofi
La Tempesta