Apogeo, declino…
e lei, ape errabonda
nel verde settembrino
che avverte a malapena
ma già con uno spasmo
l’increscere d’un subdolo
rossore, appena un mite
presagio carnicino
nel fogliame del suo luglio-
Così era lei
allora, così è ora sua figlia,
o le sembra oggi
nel suo senile abbaglio?
*
Svelò, squarcio improvviso,
nel muschiato buio
del bosco, abissi di felicità,
raggiò il nudo lampo
di lei Eva nascente
dalla sua
numinosa nullità…il croco, il fiore.
terra, terra dell’uomo,
non dell’uomo, delle ore
s’apre
lei, manifesta
talora meraviglie
a se stessa inaspettate,
si sgrana
sempre più nell’imo
l’inconsumato pomo.
Chi è il suo signore, non sappiamo:
il tempo? o altro
che quel tempo doma…
*
Tu che cerchi il dente
affilato del ricordo,
il suo morso a sangue
e la liberazione dal ricordo,
o mia simile, o simile ai miei simili,
non resistere al bene se ti è dato
trovarlo al fondo della tua tribù
tra i vivi e quelli che mantiene vivi
la memoria senza pause del borgo.
So di te quanto basta per conoscere
che fai d’un’ora di felicità una colpa
ma ci sono, e non degli ultimi,
per cui toccare il suolo d’una patria
vera sarebbe il culmine.





Mario Luzi rappresenta davvero un faro e un riferimento per tutta la poesia del 900. Ottima scelta, e in ogni caso, riguardo le sue poesie, qualunque scelta è quella giusta! Mi permetto di segnalare una sua poesia che ritengo molto significativa. Da “Onore del vero”:
La notte lava la mente.
Poco dopo si è qui come sai bene,
fila d’anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare
Chiedo scusa, ho appena visto che la poesia “La notte lava la mente” era stata pubblicata in un post precedente.
monica
Tranquilla, Monica. È sempre un piacere rileggere il maestro sia pure con una poesia già condivisa.