Cinzia Marulli Las mantas de Dios (Le coperte di Dio) Ed. Progetto cultura, Roma, pp. 32 € 6.00
L’assenza, il frammento, l’interruzione, la singolarità scissa e alienata sono non le cause dell’estinguersi del senso, ma, al contrario, del suo sorgere. Il non-senso è mancanza di significato, il dramma di una coscienza infelice? Forse sì, forse no, oggi anche la «coscienza infelice» è una questione di superficie (una utopia di superficie), direi una questione di «posizione» dell’«io». Oggi anche la poesia contemporanea parla della frammentazione dei grandi racconti, parla dell’effetto di deriva, come anche della scomparsa del pathos dell’autenticità; il quasi-senso è oggi sempre più diffuso per l’aura di aleatorietà e di leggerezza che esso consente; non è un caso che il dettato poetico di Cinzia Marulli sia parametrato sulla tematica dell’assenza e dell’assenza del ricordo, sul «silenzio della parola», sulla «assenza primordiale dell’anima», infatti «si confonde sul bianco il pensiero», «forse è nel silenzio che si ascolta / la musica più sublime…». Dunque, tematica del silenzio e dell’ombra, del bianco e dell’assenza:
La nostra ombra
Camminiamo sempre in compagnia
della nostra ombra
La nostra ombra
che ci fa largo tra le foglie secche
e gira l’angolo prima di noi
*
Il cerchio
È bello il cerchio
perché non finisce mai
perché ogni punto sulla circonferenza
è equidistante dal centro
perché è tondo
come il ventre di una madre
Tematiche filosofiche depositarie del problema del «senso» si insinuano, osmoticamente, e quindi ideologicamente, all’interno del tessuto di questa poesia, ne minano le difese «interne», insinuandone le paratie, violando le giunture di sicurezza ma, rispetto al primo libro della Marulli, segnando anche un momento di crescita e di maturità stilistica.
ASSENZA
.
Vedi? Nemmeno un’ombra
nell’accecante chiarità del giorno.
Sole a picco sul mare
increspato, immensa distesa d’indaco
puro, vivo, fremente.
.
Immobile l’aria, immobili i rami
di palma, lievi silenti flabelli
nel meriggio assolato.
Di verdi fronde tace lo stormire,
muti i canti d’uccelli.
.
Sotto di noi sta l’ombra.
,
Vedi? Restiamo soli.
Assente il nostro doppio che c’insegue
nella limpida mattina d’estate,
che c’insegue al crepuscolo
nell’ultimo riverbero del sole.
.
Giorgina Busca Gernetti
in “Parole d’ombraluce”, Genesi, Torino 2006