Alla ricerca dei piaceri sopra il materasso di Dio, di Michele Rossitti. La redazione vi augura buone vacanze. Torneremo il cinque settembre

16 LUKAS CRANACH SCHOPFUNGSBILD DER LUTHERBIBEL

Quando gli uomini fabbricano ordinano, dispongono e distruggono, modificano e producono materia. La creazione è però il farsi subitaneo di forma davanti a nulla. La poesia è la più fragile e duratura poiesi umana e con la Genesi ha spartito il brivido giustificatorio delle origini, l’assumere aspetto da un’illeggibile deformità, inquilina del caos. Deus ludit in orbe terrarum: Dio gioca e balla con gli impasti che ha creato, li onora o distrugge tramite Creazione o Diluvio, Terra Promessa e Apocalisse. L’uomo non riesce a farsi imitatore e indugia nei versi del Mondo creato tassiano e di rado si dispera con la Nouvelle Héloïse per pacificarsi: fuori dall’Essere che esiste per se stesso niente vi è di stupendo se non ciò che c’è. Sull’orlo del Nulla e in testi dall’Antico Testamento a Celan, il Signore della Genesi interpella un testimone assente sull’ “a chi?” plasmare l’uomo. Facile, alla sua solitudine nell’attimo consenziente dove quell’eremitaggio sta per venir spezzato dall’animale che ascolta, interloquisce e contraddice. Spesso il discorso sulle cosmogonie è la pompa magna di capriole descrittive all’inseguimento del descrivibile. Meglio puntare alla specola frontale di emarginazione o plenitudine divina, la risposta che Dio si dà del difetto che solo il Nulla disegna intorno o del dialogo con sé che si fa manifestazione di ere e mondi.

La creazione intesa e percepita con correttezza è franchigia, il “fiat” o “sia” trova significato solo nel suo rapporto con il “non sia”. Nella libertà Dio si espropria fino alla mattanza del Figlio e ciò distingue teologia e arte cristiana dalle scuole mondiali d’ogni tempo. Da Mantegna a Guttuso la compresenza di lucentezza e tortura, lo splendore accanto e all’interno l’abiezione rembrandtiana, dopo il Calvario di Cristo diversificano percezioni e iconografie occidentali dalle antiche rassegne. Incarnazione e azzima IHS stratificano l’architettura che cancella disordine mentre la terzina, nerbo speranzoso e grumo di sofferenze, s’identifica in Dante. La finzione veridica della Commedia continua la creazione e rende un secondo livello per la falsariga di canovacci inediti e narrazioni impazienti, dette teorie. Questo canone occidentale esplicita che ciascuna opera non può caricarsi in spalla l’alfa e l’omega, cioè ogni prodotto d’arte è cosmogonico e teleologico ma deve scaturire mondi e legittimarli, annotarne la nascita e vera bibbia del tempo umano inglobarne la fine, così fanno Leopardi o Fourier.

A differenza delle civiltà passate, non è la morte ma la creazione ad aver stuzzicato i sintomi faustiani dell’ingegno: gli elisir d’immortalità, lusinghe sataniche, non sono ancora stati sciroppati perché la rivoluzione è arrivata dalla parte opposta. Il congelamento e l’innesto di ovuli, la conservazione dello sperma, l’inseminazione artificiale fino alla fecondazione eterologa, la maternità programmata, il diritto ad avere un figlio o adottarlo senza intoppi burocratici e parentali, l’utero in affitto da non demonizzare ma regolamentare con normative che debellino lo sfruttamento delle gestanti mutano in bene il simbolismo della nascita. L’uomo si adopera nelle rassicurazioni, oblia l’attesa dell’ora funesta e l’eutanasia incontra resistenze addirittura negli scettici. Il numero dei morti dopo l’ultima glaciazione ha sorpassato i vivi, ergo restiamo un pianeta di defunti ma in classifica alla statistica abbiamo orazioni, ontologie, musica e letteratura invidiate. L’imparare a morire di Seneca non modifica l’ineluttabile ma sostituisce un compito consono all’umano stato di creatura, possibile senza remore: imparare a stare in Terra perché ospiti a lungo della creazione ed esserlo ancora, al nostro ospite dobbiamo la liceità del chiedere. Cultura nativa rimuove la morte, aggiornare le pediatrie investe i fondamenti della persona ma catacombe unisex introducono escatologie psicosomatiche a scopo educativo. Nei paragrafi conclusivi della Recherche, Proust indaga fra il dolore e le esperienze intellettuali e non esita, per le affettive, a promuoverne il primato. Bisogna ammanigliare l’uscio del sentire e delle soddisfazioni che sono piaceri di tutti perché immaginazione e pensiero, in sé meravigliosi, sono però motori inerti.

La convinzione, travisata negli edonismi corruttori dell’Occidente, va estesa all’India sensuale e prosperosa con prudenze. L’Oriente è balia dell’ascesi e lo svago nelle sue declinazioni contrasta con il dominio su se stessi, pone veti verso l’Assoluto o il Nirvana, meta definitiva che i credi indiani assegnano al progresso dell’anima. Alcune sette combattono le esuberanze, ostacolo e antitesi della realizzazione spirituale: la Upanishad e il Canone del buddhismo primitivo lanciano senza deroghe contro la sfera sessuale e gli appetiti condanne inappellabili, in tal senso frange ai monoteismi o al Magistero. Un tentativo di aggiustare le contraddizioni è offerto dalla dottrina hindu del trivarga, “tre obiettivi, tre fini” che concilia i versanti con la presa d’atto e lo stempero cronologico. Durante un vivere etico e religioso conforme e compiuto è la legge sacra, il dharma a richiedere alla persona l’adempimento dei tre scopi che caratterizzano i successivi stadi dell’esistenza. Conclusa a sedici anni l’istruzione che comporta castità, compito assegnato al giovane è il “kama” cioè desiderio piacevole, molle trastullo non solo erotico ma esteso a tutte le delizie della vita. Va goduto in via preferenziale con la sposa legittima, le mete successive saranno profitto di età matura e il distacco religioso nella vecchiaia. In prospettiva albeggia il Kamasutra pulito da goliardie al peperoncino e parodie salaci, distorto nel commercio dei tarocchi osé e kit di profilattici per weekend, orologi che articolano pose varie allo scoccare delle ore, web blog. La genuina sfaccettatura del brahamano Vatsyayana Malanaga con candida concentrazione sintetizza i compendi di una lunga scia di predecessori: è un trattato qualsiasi o sutra, comune in India su ogni argomento, specie sulle altre due finalità dell’esistenza. Investe i pilastri dell’amore nei singoli stili per formare l’interiorità con rigore didattico, il destinatario è maschile però coinvolge la donna in un periodo fiorente e cosmopolita della civiltà indiana.

La distanza siderale e analogie con Flaubert e John Updike gli riconfermano voga se si pensa all’equa legittimità femminile non solo all’orgasmo squirting ma anche a ambiti ginecologici attinenti al privato contraccettivo, in versioni lavorative all’interruzione del proprio ciclo senza subire penalità salariali, vedersi negato un par time e essere licenziata in caso di gravidanza.

Il flagello delle spose bambine, l’acido in faccia e l’infibulazione nella penisola che ha dato i natali al Kamasutra e poi esportati altrove contro le teenager che vorrebbero ribellarsi ai capifamiglia, sembrano cancellare questo manuale d’inviolabilità della persona. Pure nell’Europa secolarizzata mariti e compagni rivendicano peggiorativi autoctoni l’esterofilia emulativa, in anni dove diciannove ragazze vengono arse vive per il rifiuto di diventare schiave sessuali. La posizione occupata dall’eros nell’itinerario di conoscenza porta questo vademecum a rielaborare la perdita di un flirt medio o protratto senza il ricorso a tanica e accendino per rendere inappetibile nel fisico la metà separata, se si salva e sporge ennesima querela. Rovinarle i fascini della psiche che in vicendevole complicità hanno speziato donazioni effuse battezza il partner sterco. Meglio una pietra sopra e di sicuro adocchiare nuove viste.

Michele Rossitti

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