Raffaella La Crociera: l’anima in disparte, di Michele Rossitti

lella-5Esistono ragazzini che conoscono un destino muto sebbene, a tratti, pare che un delitto o onore di cronaca li sottragga ai giochi per un attimo almeno. Il silenzio, in vita e morte, tranne che per brevi istanti, è la sorte di Raffaella La Crociera, poetessa romana spentasi nel ’54, appena quattordicenne. Per alcuni il poeta si misura soltanto dopo morto e ora par giunto il momento di giudicare un silenzio che ha passato inosservato anche il sessantunesimo della scomparsa. Elsa Morante scrisse che “i ragazzini sono i veri rivoluzionari” forse perché somigliano ai poeti: non riescono a chiudere gli occhi nemmeno per andare a dormire e non svegliarsi più. Per loro è impossibile fingere un mondo così com’è, ignorando la disperata domanda, spesso inconscia, di chi vive schiavo. Il segreto essenziale del riscatto si può ritrovare ancora, l’importante è rimettersi a cercare. Una ragazzina malata ma con una fiamma nascosta ha bruciato il rifiuto dell’esistenza nel suo apparente accettarla, nello struggersi quasi assurdo tipico delle grandi anime per raggiungere l’assoluto e ottenerne le prove. Le stimmate della poesia sono, al presente, ciò che Raffaella La Crociera domanda per sé e ottiene, ancora maggiormente negli ultimi giorni assediati dalla malattia, senza risparmiare niente della propria sensibilità che le ha dettato liriche dove l’immagine illumina e rivoluziona il senso del quotidiano. Non vi è novità fino al momento in cui dentro la arrossa la poesia ora dono e piaga, rendendola a un tratto penosamente diversa e inammissibile anzitutto all’altra parte di sé, quella che si vuole simile ai coetanei e non solo. Tale regalo si farà così prepotente da sorpassare ogni ostacolo e aprire trionfalmente una via verso la rivelazione e la luce quando Raffaella La Crociera verrà riconosciuta colei che, fin dalla nascita, ha saputo con sofferente certezza d’essere: una sorella maggiore pari agli altri poeti contemporanei in intima condivisione. Il silenzio è ruscello buio e  nell’oscurità continua oggi a sprofondare il suo nome. Senza conferire al discorso coloritura pietistica ma spalancando uno spiraglio attuale sul perché di certi profondi disagi di anima e corpo e del loro tragico tradursi in patologie irreversibili, la vita di Raffaella si deve considerare paradigmatica. Resta la possibilità di convergere i binari dell’esistenza verso la catastrofe e obbligarli a coniugarsi opposti: come donna l’ubbidienza a un destino crudele e imposto, come voce la ribellione cosciente e l’impossibile tentativo di riavvicinare queste vie affinché risultino percorribili al prezzo di affondare il chiodo nel vivo della carne. L’amaro sguardo sulle cose coglie nella mediazione dei versi un documento umano, la traccia così triste di una trafittura gaudiosa che sola schiude, a battiti e spasimi, il dramma mentale altrimenti incognito agli occhi.

La damina di zucchero

Tra le molte cose di zucchero, in una vetrina
appare una damina.
A lei, vicino c’è un cavaliere
nella sua divisa di cioccolata è assai fiero.
Buondì, madama, dice il soldato;
posso invitarla nel mio castello di cioccolata?
C’è pronta la carrozza di torrone
che aspetta giù al portone.
Ma ahimè, la povera damina, con tutti quei complimenti, rossa diventò.
E nel suo rossore si squagliò.

veranoSegni, orme di un mondo comunque evidente nella reale linea di fuga degli oggetti vincono la porcellana del tempo e la sua polvere oltre il male che devasta, condanna ed espiazione insieme per una diversità apparente che clinica stronca. Resta il sacrificio del passaggio terreno, la modestia materiale densa di premesse per spontanea generosità, il non possedere ma donare una poesia sul vecchio grembiulino di scuola via radio per sollevare le sorti di persone colpite da calamità durante l’alluvione di Salerno. E le lacrime di vedersela acquistata da una marchesa per beneficenza alla locale popolazione mentre a letto si consuma un’adolescenza. Quando un figlio muore ti crolla il mondo addosso e ti senti inadeguato a sopravvivergli, la falce non ti condanna al suo posto, forse ti senti in colpa, ostaggio nel rimorso di un fallimento o autodenigrazione, con cenere e cilicio di ferro sei l’agitarsi fra l’esistere e l’essere dannatamente autorecluso e tuttavia colmo di grazia. Carne della tua carne è la croce di sangue nella continua richiesta d’amore e guarigione rimasta fatalmente inappagata. Come Raffaella La Crociera anche tuo figlio è una creatura votata al miracolo e attinge all’estrema sconfitta per cogliere, più dei rimasti, vibrazioni di gioia attraverso il suo maestoso librarsi.

Er zinale de scola

Giranno distratta pe casa,
tra tanta robba sfusa,
ha trovato: ah! come er tempo vola,
er zinale de scola.
Nero, sguarcito,
Un pò vecchio e rattoppato,
è rimasto l’amico der tempo passato.
Lo guarda e come se gnente fusse
a quell’occhioni
spunteno li lucciconi,
e se rivede studente
allegra e sbarazzina
tanto grande, ma bambina.
Lo guarda e come un’eco risente
quelle voci sommesse: Presente!
Li singhiozzi, li pianti,
li mormorii fra li banchi,
e senti…senti…
pure li suggerimenti.
Tutto rivede e fra quer che resta,
c’è la cara sora maestra.
Sospira l’ècchese studente, perché sa
che a scola sua non ce potrà riannà.
Lei cià artri Professori, poverina.
Lei cià li Professori de medicina.

                                                                                                                                          Michele Rossitti

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