
È un esperimento originale, mediano tra la parola poetica e la scultura minuta fatta di carta, quello rappresentato dall’album poetico “Siamo fatte di carta” (Ventura edizioni, Senigallia, 2024). Si tratta di un’opera interamente femminile, per la duplice firma dell’artista Anna Maria Scocozza e della poetessa Floriana Porta, ma soprattutto per il sentire che esprime.
Questo testo per potenza materica evoca gli album degli anni Liberty ma se ne discosta per la sua essenzialità e per la commistione di testi e illustrazioni propria del livre pauvre, richiamato nella prefazione di Sara Durantini. Le due artiste raccontano con registri differenti e sintonici l’elemento femminile come corpo arboreo, vegetale, leggiadro e increspato, espresso anche attraverso oggetti d’uso che divengono simboli ed amuleti, emblema di fragilità e funzione poetica. Lingerie composta di petali, corsetti intessuti di rami, armature vegetali, scarpe poetiche – alcune composte di intrecci e garbugli, altre cosparse di aculei.
Dalle ferite su una destra chausson de danse fuoriescono fili d’erba: affiora la sapienza orientale del kintsugi, della riparazione con il filo d’oro, che non ignora la crepa ma la colma. Il catalogo ospita poi eco-gioielli quasi fossero d’arte antica, vestigia di società matriarcale; eco-libri; la carta recuperata muta e prende la forma persino di spille e orecchini. Si compie così il trionfo dello ‘spirito della carta’ e dell’eco-filosofia: alveari di carta assurgono a custodi di memoria.
Nel giocare con la composizione della materia naturale, Anna Maria Scocozza si affianca per talento ad altre grandi artiste contemporanee, come Chiara Camoni autrice della serie delle Sisters (per volgere lo sguardo a una recente temporanea: qui). Il tocco è però più gentile per via dell’intreccio dei fili di carta e legno e per la soavità di una tale carne lacerata, in trasparenza.
La carta è dunque protagonista, nella sua forte ambivalenza; da un lato, nel riuso e nella sua nuova vita ammantata di cura, assume forme inedite e affatto canoniche; dall’altro, nella funzione che le è propria, ospita la parola contrafforte dell’immagine.
Si combinano infatti con le sculture minute di Anna Maria le parole di Floriana Porta, che modula il verso ora come istante nell’haiku scritto in rosso o nel baishu scritto in blu, ora come componimento di respiro più esteso e compiuto.
Maria Grazia Trivigno

*
prego
nel bisbigliare del vento
dove non servono le bugie
nel volo notturno delle stelle
perse, fisse, ma pronte ad evolversi
nei capogiri invisibili delle Perseidi
abbracciate ad ogni scintilla divina
nel corpo dell’universo
dove ogni giorno si celebra la poesia
*
Nella sinuosità del verso
appari tu, donna
come un roseto di gemme
ti frammenti e ti sveli
ad ogni sua carezza
Infuocata d’amore
ma lui non si fa scrupoli
ti deride, ti schiaffeggia
e poi ti uccide
l’amore non farà mai più ritorno
sulla tua schiena nuda
sulla tua bocca pietrificata
il sangue si mescolerà
alle onde dell’assenza
addensate nel fumo e nel fango
ora il giardino è spoglio
e dal tuo grembo
senza peccato
non nascerà più nulla
*
La terra ha occhi nudi,
mani nodose
e piedi che non fanno rumore.
Nella sua divina bellezza
tutto si placa.
*
ha grandi occhi
l’irrompere del mare
cuore di sabbia
*
sarà il mare
l’unica vera voce
di un’altra me
*
gusci, conchiglie
infiniti frammenti –
carne ferita



