Fratture

Tra i primi che incontro nella luce della mattina c’è il pittore americano con la barba bianca e il taglio  degli occhi intelligenti ripiegato in un lembo di costante ironia. 

Mancava da tanto, ha comprato una casa nel vecchio mucchio di case, di cui molte abbandonate, che ha nome Scarrone. 

Pochi nati e molti morti, per il resto non lo vede cambiato, così mi risponde quando gli chiedo come trova il paese. 

È sabato pomeriggio, la nostra vigilia: l’aria del bosco accoglie la nuvola di polvere che si solleva da terra, rimane sospesa. Mentre il tronco striscia sul suolo si alza un nugolo che riflette luce di millenni. 

Alcuni capi di podolica hanno cerchi scuri come occhiaie dopo una notte d’ansia. Invece è per loro questione di razza, che fa eco alla pezzatura. 

Sono con zio seduto sulla costa in ombra di un crinale, ci godiamo l’aria mentre la musica poco lontano ci culla in una naca di vento leggero, altri mangiano sul prato. 

Una creatura minima con ali d’aria si posa sul suo avambraccio, raggiunge la sua mano, s’invola, io fermo l’istante. 

Una amica di infanzia che ha la mia età ma ha la maturità delle madri antiche mi ritrova in un abbraccio, sente il mio dolore, mi augura ciò che il mio cuore desidera, la ringrazio mentre il silenzio mi esce umido dagli angoli interni degli occhi. 

Non sospettiamo nulla della enorme tragedia breve che accadrà di lì a due giorni a interrompere questa ricomposizione di sé durante la festa, a interrompere cioè la festa stessa. 

Gli animali il lunedì sera hanno occhi grandi di terrore per gli scoppi dei fuochi, iniziano a correre come onda sulla folla, corrono e pestano, trascinando dietro sé il Santo ospite che resta disteso ma pare saltare di paura anche lui nella teca, intatto e divelto. 

Fermano i buoi alla fine del paese mentre noi contiamo quelli tra noi stesi per terra.

Dopo il fatto fino a notte piangiamo, non smettiamo di raccontarci l’orrore esploso con nulla e per fortuna arginato da una mano miracolosa, santa.

In questa notte dove nessuno di noi riesce a chiudere gli occhi senza rivedere tutto, la notizia vola veloce, la festa è annullata. 

Il martedì è senza il suo senso ma non riesco a considerare di ripartire, sono dove devo essere, a sedimentare il lutto, con gli altri che sentono lo stesso mio malincuore. 

Mercoledì riparto e non sono più la stessa, ho immagine di me come un naufrago restituito dalla corrente, come gli altri sopravvissuta a una frattura di sé, incredibile a credersi ancor viva.

1 commento
  1. Avatar di Antonio Lotierzo

    La scrittrice ha il dono della letterarieta’ e della sintesi.Gli eventi inusuali – la festa tracimata in tragedia- sono descritti da un’ interiorita’ emotiva che appare stravolta dall’inaspettato che e’ apparso nella storia comunitaria degli affetti.Un lungo strascico di narrazioni riannodera’ la violenza breve dell’evento A.L.

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