Cinque poesie di Antonella Ricciuti

Casa dei miei nonni materni

Ho ritrovato il rettangolo

di luce tra due muri

antichi e lo spiazzo

irregolare tra scalette

ripide e vicoli stretti.

All’ombra sovrana

della chiesa “grande”

trascorsero i giochi miei

e le prime innocenti vanità

e i primi sussulti del cuore.

Con i fantasmi della notte

ritorno a frugare nelle grandi

stanze, tra i libri ingialliti

e le vestigia d’un passato operoso.

Ancora mi riscalda il calore

del sole ch’ entrava

dagli ampi battenti,

ancora sento garriti al tramonto,

ancora respiro il profumo

della quiete vespertina.

*

Panismo autunnale

M’acquieto quando mi

confondo tra le vigne

rossastre sparse sui pendii,

sui sentieri scoscesi,

sotto i rami contorti

dei tronchi nodosi.

Tra le sagome grigie

strette attorno al campanile

nella bruma autunnale

mi dissolvo.

*

Emozioni dell’archeologo

Sferzava grecale

gli ossuti rami

del perastro sull’alto

pianoro e penetrava

tra i rovi anneriti

di freddo. Nell’aria

rarefatta sussurrii

di reconditi respiri.

Tremavano le mani

e sussultavi svelando

il grembo ch’era

parso brullo!

Serrava Mefite i suoi tesori, 

ma tu carpisti i suoi segreti.

Osservava il pastore,

stupefatto e a te grato,

d’una antica civiltà

si sentì parte.

(Pensieri dedicati al prof. Dinu Adamesteanu, cui si deve la scoperta dei siti archeologici più importanti degli antichi Lucani: Serra e Rossano di Vaglio Basilicata.)

*

Trionfo del rosso

Per il mio tardo andare

sotto la pioggia fitta

voglio un ombrello rosso

spavaldo degli schizzi.

Rosso il maglione, acceso,

a irridere gli acciacchi

di braccia indolenzite.

E rosso anche il cappotto

a spargere la voglia

di vita ancora nuova.

*

Testamento

Le mie ceneri spargete

nell’alito agostano di quel

soffio che da levante

scende a carezzare

le concave nicchiare

 in cento raggi

si frange tra le specchie 

di pietre vellutate

dai licheni e dei trascorsi

affanni monumento,

scuote il forasacchi

che fintamente fragile

resiste sul bordo

del tratturo a margine

del campo bruno

di zolle appena rivoltate.

I moderni giganti

torreggianti tagliano

l’aria con le acute pale.

Al fresco fruscio di grecale

fuso il loro mormorio

mi cullerà o con metalliche

note mi disturberà?

[Da Pensieri lungo il percorso (2017)]

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