Il dramma del diverso, ION di Dino Lopardo in scena a Milano

Immaginate un frinire fortissimo di cicale ed un pallone supersantos. E’ così che si è catapultati in una Lucania senza tempo, che traspare solo nelle cadenze e nel dialetto. Immaginate pure una inaudita violenza morale e fisica familiare, attuata da una figura paterna imponente e senza volto.

Ion, scritto e diretto da Dino Lopardo, è la storia antica eppure sempre nuova del condizionamento familiare, del pregiudizio, della voragine dell’incomunicabilità. Paolo e Giovanni, come specchi, riflettono ciascuno l’incomprensione del modo di essere dell’altro, di immediata percezione anche nella loro fisicità opposta, smilzo, chiaro e basso l’uno; gigantesco, arruffato, scuro e barbuto, l’altro. Chi dei due è il diverso? Chi decreta cosa sia normale e cosa non lo sia? Non c’è distanza siderale che l’abbraccio dei due fratelli non riesca a sciogliere e a colmare; nulla lascia presagire l’imprevisto finale tragico.

E’ uno spettacolo drammatico e dinamico, cupo e ironico, che attinge ai giochi di luce, alle figure stagliate in contrasto sul fondo della scena. Il grumo di sentimenti dello spettatore si alimenta di cigolii di sedie, di colpi battuti forte contro un capannone; di gabbie, di vento forte che spazza parole e pensieri sulla carta rimasta bianca. Attinge pure al cinismo di paese, al sorriso amaro e costernato dinnanzi all’ipocrisia sociale, perfino quella del confessionale.

L’essenzialità di ciò che è in gioco è ben rappresentata dalla scena arredata di quel tanto che basta: un televisore rotto, una piuma per scrivere rossa, una lampadina doppia di cui solo uno dei due bulbi prende luce all’accensione. Differenti piani temporali alternati scorrono nello spazio di un’ora, ci portano avanti e indietro nel tempo di ciò che poteva essere e non essere, che poi è stato.

La cifra autentica di Ion porta in scena i corpi (nudi, sporchi, malati, da lavare, ma sempre tremendamente veri), lapidi animate di occhi azzurri, profondi e vivi. Lascia spazio di protagonista alla quasi incorporea eppure monumentale figura materna, che giganteggia ugualmente sulla scena come i due protagonisti senza proferire neppure una parola, che presterà il volto anche alla morte.

Ion è stato premiato come Miglior spettacolo Festival inDivenire 2019 ed è stato Finalista per il Premio drammaturgia Carlo Annoni 2021.

E’ in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 12 al 17 marzo 2024. Incontrerete interpreti fuori dall’ordinario, sgomento ed emozione, sorrisi e desolazione.

(Con Iole Franco, Lorenzo Garufo e Alfredo TortorelliGommalacca TeatroCollettivo Itaca)

Maria Grazia Trivigno

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