Cinque poesie di Giulio Marchetti da “Varco cielo”, Puntoacapo Editrice

[…]Il libro si apre con una poesia intitolata Adamo (ma prima c’è un titolo che sembrerebbe annunciare una sezione, in realtà composta soltanto da una composizione) che la dice lunga sulla creazione, sulla creazione non solo del genere umano, ma della poesia e soprattutto di sé stesso, con ossimori che non sono organizzati per sbalordire, ma per specificare come il mondo sia nato da contraddizioni e sia rimasto nell’assetto iniziale nel quale l’uomo è davvero “una docile fibra dell’universo” per ripetere un’osservazione già utilizzata. Leggiamo la poesia:

Gli altri
sono un quasi
contatto, non ancora
una mano, invisibile scarto,
la creazione di Adamo.

Ed io
il vuoto tra le stelle,
il cielo nero che le accende.
Il sole dopo che si spegne.

Il poeta è “il vuoto tra le stelle”, cioè l’infinito, l’azzurro, il palpito etereo dell’universo e poi il sole, una volta che ha compiuto il suo giro. Adamo dunque sta alla base del senso della vita: ne è il regista. Ma si noti con quanta parsimonia Marchetti esprime una quantità enorme di concetti, di immagini, di concezioni, come se volesse ribadire che in poesia la musica dev’essere trovata negli interstizi della parola, spesso nel vuoto e non nel pieno, anche perché ad accendere le stelle sarà il buio. A cominciare dalla pregnanza espressiva del simbolismo francese, da Baudelaire a Rimbaud, sappiamo quanto ha contato l’ossimoro nel delineare il nuovo corso della poesia anche italiana. Ha aperto e sbrogliato situazioni poetiche di rara efficacia e ha dimostrato come si possono rendere meravigliosi e convincenti i contrasti. Ebbene, vedo che Giulio Marchetti sa adoperare magistralmente la lezione dei grandi del passato, però mai assottigliando la sua personalità, semmai prestando il suo umore e la sua divinità interiore per mettere in risalto le situazioni che vuole offrirci, le occasioni di meditazione e di volo in cui vuole immetterci.

Dante Maffia

Mondo cane

Ecco
il sole
dell’apparenza,
frammento
di luce chiara
impallidisce
imitando
lo stesso colore
dell’aria.
Eppure canta
e, a volte,
abbaia.

*

Spirale

Precipito
allodola
il mio grido
si inchioda
baratro
o botola
il mondo
si sgretola,
qualcosa
si annoda,
unisce i piedi
alla gola,
ma il volo
non torna,
nel magma
si affoga.

*

Piccole fiamme

Un sole
per tutti i pianeti,
il magma
di tutti i vulcani,
incendi boschivi
numerosi
come i cerini.
Grandi metafore
ma, rispetto all’angoscia,
piccole fiamme.

*

Eterna primavera

Cedere
(come quando
si apre
un pugno
di cenere)
come un’alba
troppo stanca,
l’omega
uguale all’alfa,
un toro vivo
in tasca.
Ogni esempio
è un deserto
freddo.
Ogni voce,
una croce.
Un’eterna primavera
ma nessuno
che la veda.

*

Strade

Pezzi di futuro,
pazzi dentro un buco.
La lingua – immobile –
scivola folle.
Qualcosa forse accade
in questa terra
senza strade.

Giulio Marchetti

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  1. Avatar di Jonathan Varani

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