Tre poesie di Teri Volini

Ierofania

Felice infanzia 

nella terra aspra del basilisco 

e della ginestra

Potevo volare nel regno delle fate

compagna dei falchi dal volo radente

Mezzogiorno torrido d’un’estate antica

Sulla sfida del picco più alto 

dove spericolata m’inerpicavo

per esser degna d’un dichiarato coraggio 

sfiorando appena le radici

dei cardi selvaggi:

fu allora che avvenne

Sospesa sull’orlo mozzafiato dell’abisso 

quasi invisibile per la potente vibrazione

delle piccole ali nere orlate di rossarancio

Lei si manifestava 

l’Atlantidea 

nell’aria densa

con suono sordo – non terreno!  

Battito rallentato del cuore

Nell’incanto del momento 

tutto era immobile

Nel tempo

Oltre il tempo.

*

Il Ritorno della Giovane Terra

Una notte 

mentre chiara e splendente

sorrideva la luna 

e lontane scintillavano 

le misteriose costellazioni

– nell’inaudito silenzio

solo una vibrazione d’ali di lucciole

e di pianeti orbitanti –

la Giovane Terra venne a cercarmi

D’arancio e amaranto i suoi lunghi capelli

Vellutate le guance color del tanè

Morbide curve – colline odorose – 

Seni armoniosi. Fianchi opulenti

A lungo nel buio alle porte del sonno 

aveva bussato

aspettando che aprissi

Occhi di lago – violetti – profondi 

Numinoso e soave il suo dolce sorriso

Dalla coppa delle mani ricolme di frutti

col gesto più lieve

mi porgeva i suoi doni

e nella veste di purissimo azzurro

altri ne aveva

di fragranti e di nuovi

Muschio argentato vestiva il suo corpo 

e bianche iris
peonie e fiori di verbena

Sabbie dorate e rose dai vividi colori 

ne ornavano le membra

o da esse scaturivano 

Le pulsavano in grembo – li sentivo! 

germogli rutilanti

forieri dei fiori d’ogni tempo

I frutti futuri. L’intatto seme
della vita. I prati dal tenero verde
e coccole e foglie e rami 

Gli antichi grani – l’avena –

e gli orzi primitivi 

Meli. Ciliegi. Erbe salutari

La gramigna e l’ortica 

Sommessa 

al mio orecchio sussurrava 

ed io – senza capire –

tutto comprendevo!

Mi riscossi così 
da un profondo torpore

e un amore indicibile 

mi circonfuse

Lenti scorrevano gli astri 

nel cielo notturno

e il moto circolare dei pianeti 

come sempre si compiva

quando la Terra giovane 

feconda – non violata – 

venne – in sogno –

a cercarmi…

*

Magna Græcia

Fine maggio in Sicilia 

Dopo giorni di nuvolo torna fulgido il sole 

Nell’anfiteatro di Tindari 

fra gli archi di pietra e sugli alti scalini

che attendono il mare bipartito 

– turchino e verdealga –

il vento del sud diffonde 

l’aroma intenso della pineta 

crepitante per l’inatteso calore

Il vento!

Porta con sé un sussurro

una voce remota 

la stessa da millenni

delle donne mitiche o comuni

e dei fanciulli che mai conoscemmo

Dei poeti e dei cantori dalle arpe risonanti

Solitario veleggia un gabbiano

nell’azzurro

Dinnanzi alle antiche terme 

e nei nascosti cortili 

dagli sbiaditi mosaici del peristilium

sorride altero un tritone

immune allo scorrere delle ere

Dipinto sui ruvidi mattoni d’una sala

interna agli scavi

un cerbiatto stilizzato è ormai sommerso

dall’erba e dalle ortiche

In tranquilla abbondanza

fra le colonne tronche e i rilucenti massi

argentati da strisce e chiazze di mica

s’espande la salvifica aloè

In un tempo lontano

sotto lo scuro cielo costellato

al ritmo pressante di cimbali e sonagli

le belle chiome intrecciate

con ghirlande di mirto e gelsomino 

fanciulle dal rapido piede
danzavano nei pepli leggeri

in onore d’una Vergine Nera

al lume di fiaccole ardenti 

benedicente.

Teri Volini

Un universo lirico ci viene restituito: natura, cosmo, sogno, fantasia; visioni che diventano il canto di una nuova avventura; lo stato delle cose colte nella loro purezza elementare, prove superlative di vitalità dell’essere. 
Nei versi è possibile ritrovare la bambina che Teri ha saputo custodire in sé, la carica di meraviglia che manifesta  come inesauribile legato della sua infanzia; le sue sensazioni, di piacere e di pietà, le sue reazioni al male, la volontà di spingere al bene, l’impegno a preservare un certo passato e, nel presente, promuovere la gioia: creare …

È possibile ritrovare i segni della sua, della nostra femminilità; nella natura  le figure della fertilità e della rinascita, e poi, a trascendere il tutto, la Dea,  figura dell’immortalità e dell’eros. 

Ancora una volta, con la brillante alchimia di colori che non stingono mai, perché solo lei ne possiede la formula segreta,  Teri dipinge le infinite varietà delle naturali “grazie della vita”. Per noi solleva il velo delle sue visioni, ci racconta sogni ad occhi aperti,  lontani ricordi, le sue epifanie. 
Per noi, a cui non sempre è dato di saper rispondere all’ “ingiunzione”  bellissima e perentoria di Friedrich Hölderlin: “Il faut habiter poétiquement la terre”
.
                                              
Maria Grazia Longhi  

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