CINQUE POESIE DI ROBERTO TAIOLI

tramonto-rosso-23-novembre
 
 
AYAS D’AUTUNNO
 
Ayas d’autunno è vuota
nel dominio di montagne
prati e boschi discendono
nel fiume di pietre e acque
che forte erompe tra i silenzi astrali
e le stelle di notte fanno luce
al borgo sepolto.
La stretta mulattiera ristagna
d’un sapore di terra vergine
più d’una madre antica.
Si spezza a volte il cielo
squarciato da un brivido d’aria
alto più del silenzio, un rombo
tra valle e valle e a cadenze
Il rumore del pullman postale.

 
 
BAITA ALBESE 
 
Casa chiusa sbarrata.
Pare un uomo addormentato
spento nella noia
alta dentro i monti
e un po’ già morta.
Nulla più batte attorno
se non l’eterno sciacquarsi delle acque
da cima a valle.
Ma le sue pietre
reggono un monumento di voci
perdute e stremate
passate a filo dalla fede
prima d’ascendere
ai monti di Dio.
 
 
DEL SOGNO NON RIMANEVA QUASI PIU’ NIENTE
 
Del sogno non rimaneva quasi più niente.
Un debole fraseggio della mente diurna
ove un giullare moderno raccontava una storia
di fughe e  ritorni, di amori ed ardori con volti
distolti  dal pozzo nero del tempo. 
Sembrava un poema ariostesco con selve e battaglie,
castelli svanire nell’ombre e acque lacustri.
 
 
DEL TANTO CHE MI HAI DATO
 
Del tanto che mi  hai dato
forse  poco t’ho restituito.
Ma come potrei
tu che m’hai dato l’infinito
senza riserve fino all’ultimo respiro.
Ora che non ci sei ti rendo
l’umile tributo della mia vita
e il pensiero che fissa per sempre
Il tratto del tuo volto.
Allacciato  così
salirò fino a trovarti.
Ma forse sei già qui
nell’ora di sera che si fa  scrivere.
 
 
L’INIZIO DEL CERCHIO
 
L’inizio del cerchio è ogni punto.
La vita, infatti, non è lineare come una spiaggia assolata.
La vita è un cerchio che sempre si ritorna
al punto da capo che tutto segna la circonferenza
che è sempre e in nessun luogo.
La vita è un giro di ballo,
un lampo che ritorna,
uno che muore e  passa
nella vita d’un altro.
Una ruota che ascende e discende
e va oltre te anche tu entro
questo lungo infinito giro.
Non  conosci gli altri che verranno
al tuo posto né loro di te sapranno.
Le impronte forse della ruota
i segni, qualche indizio caduto dalle tasche
furtive o nulla un seme un bottone anonimo
tra strada e casa.
 
Roberto Taioli
 
2 commenti
  1. Ritrovo, dopo tanto silenzio, le poesie di R. Taioli. Sono grata del rinnovato incontro.
    Le avevo già commentate quando uscì la sua plaquette dedicata all’amato paesaggio di montagna, la val d’Ayas, a suo tempo da me meditate. Mi soffermo ora, a distanza di tempo e di vita, sulla terza lirica, DEL SOGNO NON RIMANEVA QUASI PIU’ NIENTE: è una riflessione sul tempo, sulla nostra vita notturna, onirica, e sulla deformazione illusoria della ragione che illuministicamente vuol illuminare e dare contiguità al nostro presente, fingendo che tutto dia chiaro e ditinto. Già. Abbiamo scordato la grandezza e la saggezza dei nostri classici, la lezione ariostesca, metafora della nostra vita, l’importanza della ricerca del non conosciuto, dove l’anima si perde.

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